Secondo la Banca Centrale Europea i paesi che hanno perso produttività dovrebbero «rafforzare la concorrenza nei mercati dei beni e servizi e la capacità di aggiustamento salariale e occupazionale delle imprese. […] Se da un lato la necessaria azione di riequilibrio complessivo dei conti grava sull'espansione economica nel breve periodo, dall'altro la sua riuscita attuazione contribuirà alla sostenibilità delle finanze pubbliche e quindi alla riduzione dei premi per il rischio sul debito sovrano». Secondo l'Eurotower, una maggiore fiducia nei conti pubblici favorirebbe gli investimenti privati e la crescita a medio termine.
La Bce interviene anche specificamente in tema di lavoro ed avverte che il settore continua ad indebolirsi. La disoccupazione infatti aumenta e le prospettive in tal senso sembrano volgere in negativo.
Buone notizie arrivano però in materia di debito privato. L’Italia , infatti, secondo il bollettino mensile della Bce, è il paese dell'Eurozona con il debito del settore privato più basso dopo Francia e Grecia. A riguardo, posta una soglia di allarme di 160 punti per il debito privato, l'indicatore sull'Italia per il 2010 si attesta a 126,4 punti, dietro solo ai 159,8 punti della Francia e ai 124,1 punti di Atene e addirittura davanti alla Germania (128,1 punti).
Situazione molto differente è invece quella del debito pubblico, tallone d’Achille dell’Italia, che occupa il secondo posto dopo la Grecia.
Per quanto riguarda il credito alle famiglie e alle imprese, secondo la Bce la stretta sarebbe stata allentata. Questa sarebbe la conseguenza della stabilizzazione delle condizioni finanziarie nel primo trimestre dell’anno. «In linea con quanto si prefiggevano le misure dell'Eurosistema», si legge nel bollettino, «è stata evitata una correzione brusca e disordinata dei bilanci degli enti creditizi. […]A tale riguardo, i risultati dell'indagine sul credito bancario di aprile indicano che l'inasprimento netto dei criteri applicati dalle banche dell'area dell'euro per la concessione di prestiti a società non finanziarie e famiglie è diminuito in misura notevole nel primo trimestre dell'anno rispetto a fine 2011, anche per effetto del miglioramento delle condizioni di finanziamento delle banche, pur a fronte di una domanda di credito “rimasta modesta”».
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