lunedì 23 marzo 2015

La crisi costringe ad abbattere i costi d’impresa. Perché non iniziare da quelli di spedizione?

Le imprese sono alla ricerca di qualunque metodo per abbattere i costi d’impresa. La crisi e la concorrenza estera impongono di stare attenti ad ogni euro speso per evitare di finire in perdita. C’è chi taglia, purtroppo, sul personale, chi sui servizi, chi ancora acquista beni insieme ad altri imprenditori per abbattere i costi. Ma sono ancora in pochi quelli che hanno messo nel mirino della spending review il settore della logistica.

Spedire prodotti può infatti essere molto costoso. Basta pensare a quanto può chiedere un corriere per inviare un pacco negli Stati Uniti, in Brasile o Australia. Le imprese possono contare adesso su uno strumento per abbattere i costi di invio: si chiama Packlink.

Packlink è un sito internet dove è possibile confrontare le tariffe applicate dalle maggiori società di spedizione per poi scegliere quella più conveniente. Utilizzarlo è semplice: basta inserire il volume del pacco, il suo peso, indirizzo di spedizione e di recapito. Il gioco è fatto. In un attimo si visualizzano tutte le opzioni tra le quali scegliere, con prezzi e tempi di consegna. Si stampa la bolla di viaggio e si aspetta che il correre venga a fare il ritiro.

Ma c’è di più. Per chi invia più di dieci pacchi alla settimana, Packlink offre degli sconti speciali. Senza contare che chi è iscritto alla newsletter può già usufruire delle promozioni che vengono offerte. L’obbiettivo è sempre lo stesso: dare la possibilità a privati e aziende di spedire in giro per il mondo al miglior prezzo.

Come fa Packlink a offrire sconti che arrivano fino al 70% sulle tariffe praticate direttamente dagli spedizionieri? Semplice, perché Packlink ha accordi commerciali con i principali corrieri. Per società come UPS, Bartolini o Tnt è più conveniente fare accordi con Packlink, e lo è anche per i privati.

giovedì 13 novembre 2014

L’Italia che investe nell’Italia: le attività di CDP in 4 siti e un video



Il tempo di uno spot per cominciare. Quattro minisiti per conoscere meglio Cassa depositi e prestiti. L’Istituto esordisce nel mondo dell’advertising per raccontare la sua lunga storia e il ruolo che svolge ogni giorno per sostenere il Paese. 
Lo fa con una campagna integrata, concepita da Publicis e pianificada da OMD, che va dai periodici alla televisione,  arrivando fino al web. Lo spot, affidato alla casa di produzione Akita, con la regia di Ago Panini e la fotografia di LSD, è scandito dalla voce di uno degli attori italiani più amati, Giancarlo Giannini.
CDP è “L’Italia che investe nell’Italia”. Una frase e un’idea che fanno da filo conduttore non solo alle immagini che scorrono sugli schermi televisivi, ma anche ai minisiti web creati per l’occasione: le pagine sostegno agli enti locali e alla scuola, social housing e la valorizzazione degli immobili, sostegno alle imprese e reti e trasporti sono state create per offrire un quadro completo dell’attività di CDP. Un’attività fatta di investimenti in favore degli imprenditori che desiderano crescere. E al fianco degli enti pubblici che vogliono offrire ai cittadini una vita migliore.

domenica 26 ottobre 2014

Crisi economica? E il negozio diventa casa.

Con la crisi economica, si sta verificando un fatto curioso: molti negozi stanno diventando abitazioni.
Il fenomeno, in aumento nelle grandi città, è stato osservato e segnalato da Immobiliare.it. Grazie a un prezzo fino al 35% inferiore rispetto a quello di un appartamento tradizionale, gli esercizi commerciali diventano una soluzione abitativa che fa gola a chi non ha molto denaro da spendere.
Anche se questo tipo di soluzione, lo ricordo, nel nostro Paese non è consentito.
Nelle aree metropolitane di Roma, Milano e Torino l’offerta complessiva nel 2014 sarebbe di 5200 spazi di questo tipo. E le zone dove si ricorre più volentieri a questa soluzione sono quelle centrali. Diverse le cause alla base di questo fenomeno, secondo Carlo Giordano, ad di Immobiliare.it. "In molti casi non si verifica il passaggio generazionale dei proprietari degli esercizi commerciali nella gestione dell’attività. Perciò i negozi, sempre più spesso, rimangono vuoti a lungo. Quindi il proprietario non percepisce un utile da quello spazio, ma gli restano costi di mantenimento e tasse". Dopo un po’ quindi si cambia destinazione.
Per andare incontro alle esigenze degli abitanti, in futuro si potrebbe anche andare verso una trasformazione legislativa che acconsenta a formule di utilizzo degli spazi analoghe al Nord Europa. Questo rappresenterebbe anche una soluzione al problema della chiusura degli spazi commerciali che causa una sensazione di abbandono e di mancanza di sicurezza nelle strade e la perdita di accessibilità ai servizi di prossimità per le fasce più de
boli della popolazione. (fonte La Stampa)

giovedì 2 ottobre 2014

La crisi economica ha svuotato le culle

Uno degli effetti della crisi economica è anche il crollo delle nascite.
In un solo anno, dal 2012 al 2013, inuovi nati sono stati circa 24.000 in meno - scrive La Stampa. E con una media di 8,5 nati per 1.000 abitanti, il nostro Paese ha raggiunto il fondo della classifica europea per il numero di nuovi nati.

È quello che emerge dagli ultimi dati presentati da Censis e Fondazione Ibsa.

I dati non lasciano dubbi: dall’inizio della crisi, l’Italia ha “perso” oltre 62mila nuovi nati l’anno, con i motivi economici che, almeno nella percezione degli italiani, sono la causa principale del fenomeno. Secondo il rapporto “Diventare genitori oggi”, realizzato da Censis e fondazione Ibsa, si è passati dai quasi nuovi nati del 2008 ai poco più di 514mila del 2013, il valore più basso da quando si fanno le rilevazioni. L’indagine punta il dito anche sull’insufficienza delle politiche pubbliche a sostegno della famiglia: il 61% degli italiani è convinto che le coppie sarebbero più propense ad avere figli se migliorassero gli interventi pubblici. Ma se la crisi pesa molto, anche l’infertilità spiega l’attuale vuoto delle culle. Eppure, più di metà degli italiani non conosce i problemi legati all’infertilità, mentre per chi deve affrontare queste patologie la difficoltà principale resta di tipo economico.