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giovedì 30 gennaio 2014

Effetto emergenti, Borse in rosso. Piazza Affari chiude a -0,57%

Spread e Borse. Un rapido riassunto offerto dal Sole 24 Ore.

I mercati europeei archiviano una giornata ad alta volatilità. Dopo essere stati positivi per gran parte della mattina hanno virato al ribasso, cause nuove tensioni sui mercati emergenti. La notizia del rialzo dei tassi di 425 punti base (dal 7,75% al 12%) da parte della Banca centrale della Turchia aveva inizialmente rassicurato i mercati e stemperate le tensioni. Dopodiché i problemi dell'area si sono ripresentati punto e a capo tanto che dopo un iniziale forte apprezzamento sulla lira turca è tornata la volatilità costringendo la Banca centrale acquistando lire turche e vendendo dollari. Il tutto mentre il rublo russo toccava il minimo storico a quota 48 nei confronti dell'euro.

In questo scenario Piazza Affari ha perso lo 0,57%. Peggio il Dax 30 di Francoforte e Londra. Sul listino milanese forti vendite su Fiat (-4,11%) nel giorno della presentazione dei conti. Il gruppo si attende per l'esercizio in corso un utile netto tra 0,6 e 0,8 miliardi di euro, ben sotto le previsioni degli analisti. Ha inoltre annunciato che non distribuirà il dividendo.

Spread
Risale il differenziale di rendimento tra i titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi. Lo spread Btp-Bund si attesta a 221 punti, 4 in meno rispetto alla chiusura di ieri, per un rendimento del Btp a 10 anni pari al 3,86% dal 3,84% di ieri. In rialzo anche lo spread Bonos-Bund (rendimenti dei bond dell'Eurozona).

martedì 15 ottobre 2013

Bond: Blackrock, torneremo a investire su Italia se spread si allarga


Se lo spread si allargherà, ci spiega il Corriere della Sera, si tornerà ad investire sull'Italia.

Blackrock sul mercato obbligazionario e' "neutrale su Italia e Spagna", mentre preferisce Irlanda, Portogallo e Slovenia e complessivamente e' "positivo sulla periferia dell'Eurozona". Cosi' ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa a Milano, Andrea Vigano', country head Blackrock Italia. "La visione di fondo di Blackrock sull' Italia e' sempre stata molto positiva, ora e' meno attraente visto il restringimento dello spread, anche se la visione di fondo resta comunque positiva. Le valutazione sono piu' o meno corrette. Se lo spread si allargherà torneremo a investire", ha precisato Vigano' spiegando che l'Italia e' un "paese patrimonialmente piu' solido" a livello complessivo di debito, risparmio famiglie, banche. "Il problema e' la velocita' di crescita molto bassa, che richiede ulteriori riforme per essere accelerata".

mercoledì 26 giugno 2013

Spread sopra i 310 punti dopo l’asta del TesoroPiazza Affari chiude in calo (-o,37%)

Leggendo sul Corriere della Sera...

Nonostante il recupero delle borse europee, è una nuova giornata di tensione sui mercati finanziari, che, senza aver ancora digerito l’annuncio del ridimensionamento del piano di stimoli della Federal Reserve, si sono trovati all’improvviso di fronte lo spettro di una crisi di liquidità in Cina. Un clima di incertezza che continua ad avere un impatto sensibile sul nostro mercato del debito.

LE ASTE DEL TESORO - Il Tesoro ha oggi collocato Ctz a due anni per 3,5 miliardi di euro a un rendimento del 2,403%, il maggiore dal settembre 2012 e in aumento dell’1,29% rispetto all’asta precedente. Stesso copione per l’asta di Btpei, dove i titoli con scadenza nel 2018 hanno registrato un incremento dei tassi altrettanto sensibile. Immediato il riflesso sullo spread Btp/Bund, che, dopo un’apertura intorno a quota 290, ha sfondato nuovamente la soglia dei 310 punti. E se non avesse iniziato ad aumentare anche il costo del debito della Germania, il differenziale risulterebbe ancora più preoccupante, a fronte di un rendimento dei Btp decennali salito sopra il 4,8%, ai massimi da quasi cinque mesi. Febbre da spread anche in Spagna, dove il netto rialzo dei rendimenti all’asta di titoli a tre e nove mesi ha riportato sopra il 5% il rendimento dei Bonos decennali.

I LISTINI - L’impatto delle aste sui mercati azionari si è però fatto sentire solo a Piazza Affari, che a mezzora dalla chiusura è l’unica borsa europea in ribasso (-0,23%) a causa delle vendite sui bancari, mentre Madrid viaggia in rialzo dello 0,77% poco sotto le altre piazze del vecchio continente (Francoforte +1,43%, Parigi +1,46%, Londra +1,3%). Una seduta positiva propiziata dal recupero di Shanghai, che ha chiuso in flessione dello 0,2% dopo essere precipitata ai minimi da quattro anni e mezzo, in calo di oltre il 5%, a causa del timore che le misure restrittive varate sui flussi di denaro varate dalle autorità di Pechino causino un credit crunch.

giovedì 20 giugno 2013

Borse europee nervose in attesa della Fed. Spread a 270. Wall Street debole, tonfo finale

Dalla Repubblica.

MILANO - L'accordo sull'anti riciclaggio arrivato dal G8, insieme alle prese di posizione su crescita e lavoro hanno lasciato indifferenti i mercati assetati di stimoli per il breve periodo. La crescita, quando arriverà, servirà - eventualmente - a consolidare i profitti, ma si tratta ancora di una prospettiva troppo lontana. Gli addetti ai lavori preferiscono quindi concentrarsi sugli stimoli in arrivo dalla grandi banche centrali. Oggi è toccato alla Fed che ha chiuso la due giorni di riunioni del Fomc, il braccio di politica monetaria: a mercati europei già chiusi, Ben Bernanke, che a gennaio cederà la guida della banca centrale (al suo posto potrebbe arrivare la sua vice Janet Yellen) ha annunciato che i tassi restano invariati e ha confermato il programma di acquisto di titoli da 85 miliardi di dollari al mese. "Dal 2014 - ha però avvertito Bernanke - la politica di stimoli monetari potrebbe essere interrotta".
In questo contesto i mercati hanno mostrato nervosismo con repentine oscillazioni. Piazza Affari torna in sofferenza sull'incertezza di Wall Street e alla fine Milano cede lo 0,94%, sui minimi di giornata. A pesare maggiormente sul Ftse Mib sono le banche, ma anche Telecom Italia incappa in una giornata negativa con una performance tra le peggiori delle blue chip. Bene di contro Mediaset, che proprio nel giorno della sentenza della Corte Costituzionale per la vicenda del legittimo impedimento nel processo sul Biscione, tocca i livelli del novembre 2011 con un balzo di quasi cinque punti. Rimbalza invece Saipem dopo i recenti tracolli. Nel resto del Vecchio Continente, Parigi chiude a -0,55%, Londra a -0,4% e Francoforte a -0,39%. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi scende leggermente sotto quota 270 punti base, per un rendimento del decennale italiano sul mercato secondario al 4,2%. L'euro chiude sui livelli di apertura, sul filo di quota 1,34 dollari, mentre i mercati guardano alle decisioni della Fed, che saranno prese stasera. La moneta europea passa di mano a 1,3394 dollari, dopo essere salita fino a un top di 1,3411. A livello macroeconomico si segnala il +2% registrato dal settore delle costruzioni nell'Eurozona in aprile, la prima inversione di tendenza rispetto ai ribassi iniziati negli ultimi mesi del 2012. In Italia si è registrato un balzo del 5,5%.
Debole Wall Street che, dopo l'annuncio delle decisioni della Fed, accentua le perdite: in chiusura il dow jones perde l'1,34 per cento; il Nasdaq l'1,12. Pesa anche il fatto che negli Stati Uniti le richieste di mutui nell'ultima settimana (terminata il 14 giugno) sono calate del 3,3% a 648,9 punti da 670,7 punti una settimana fa.

venerdì 7 giugno 2013

Lo spread BTp-Bund è sceso, ma mutui e prestiti restano troppo cari

Trovato sul Sole 24 Ore:

«È lo spread», si diceva: finché non si riduce lo scarto fra i BTp e i Bund e non torna la fiducia nei confronti dell'Italia le banche faranno sempre fatica a raccogliere il denaro e non potranno così ridurre l'altro «spread», quello praticato su mutui e prestiti di nuova emissione a famiglie e imprese. Il primo dei due differenziali è però sceso, l'altro ancora no. E la conferma arriva dai dati che la Banca d'Italia
consegna ogni mese alla Bce. Le cifre più aggiornate pubblicate ieri da Francoforte riguardano aprile, un mese in cui lo scarto fra i titoli di Stato decennali di Italia e Germania è tornato più o meno stabilmente sotto la soglia dei 300 punti base dopo le incertezze post-elezioni e nel quale è sostanzialmente proseguito il ribasso dei tassi Euribor (quasi azzerati) e Irs che costituiscono la base rispettivamente per i prestiti a tasso variabile e a tasso fisso. I nuovi mutui costano però sempre lo stesso interesse alle famiglie italiane, anzi qualche centesimo in più in media rispetto al mese precedente: 3,95% contro il 3,90 per cento. Stesso discorso per i finanziamenti alle imprese, cresciuti ad aprile di un decimo al 3,6 per cento. Insomma, mentre i mercati allentavano la pressione attorno al nostro Paese, e le banche italiane (almeno le principali) tornavano a rifornirsi senza particolari problemi sui mercati dei capitali, sul versante dei prestiti e dei loro tassi non si riusciva a fare alcun passo in avanti: restano gli stessi "spread" elevati e si conferma soprattutto un divario rispetto alla media europea di 55 punti base per i mutui immobiliari e addirittura di 88 punti quando si parla di finanziamenti alle imprese. Certo, paragonarci alla Germania che è in grado di offrire denaro al 2,9% alle famiglie (l'1% in meno rispetto all'Italia) e addirittura del 2,14% alle aziende (qui lo scarto supera abbondantemente i 100 punti base) può essere fuorviante. Di fronte a noi abbiamo però l'esempio della Spagna, le cui banche continuano a praticare condizioni meno penalizzanti almeno sui mutui (il tasso medio di aprile è del 3,20%) nonostante le difficoltà del mercato immobiliare iberico. Da noi invece, parlando sempre di mutui, lo "spread" praticato dagli istituti finanziari sui nuovi prodotti (al quale va poi aggiunti Irs oppure Euribor) fa ancora fatica a scendere sotto lo "zoccolo duro" del 3%, nonostante i mercati si siano quietati ormai da qualche mese. Certo, le banche ricordano che le condizioni a cui vengono erogati mutui e prestiti non dipendono soltanto dal divario fra i BTp e i Bund, ma anche da molti altri fattori quali l'accresciuta rischiosità della clientela italiana in una fase di recessione prolungata come quella attuale e anche le norme più stringenti rispetto ad altri Paesi europei alle quali sono sottoposte dalle autorità regolamentari. Si tratta di attenuanti che possono essere concesse, ma che non cambiano la sostanza: famiglie e aziende italiane continuano a pagare più delle altre europee l'accesso al credito.

martedì 7 maggio 2013

Lo scudo Bce funziona. Per ora

Da Morningstar.it:

La Banca centrale europea continua a vigilare e nella regione si respira un po’ di ottimismo. L’indice Msci del Vecchio continente nell’ultimo mese (fino al 3 maggio e calcolato in euro) ha guadagnato il 2,8%, portando a +8,8% la performance da inizio anno. Merito, ancora, della promessa fatta dall’istituto di fare il possibile per salvaguardare l’unità della moneta unica e della possibilità di mettere in campo il piano Omt (Outright monetary transaction) per contenere l’aumento degli spread governativi.
La Bce nei giorni scorsi ha annunciato da Bratislava il quarto taglio dell’era di Mario Draghi che ha portato il costo del denaro nell'Eurozona al nuovo minimo storico dello 0,5% (-25 punti base). E’ sceso anche il tasso sui prestiti marginali (-50 punti base all’1%) mentre resta invariato quello sui depositi (a zero). Il presidente della Bce ha, però, detto che la Banca “è aperta” a valutazioni su questo punto. In altre parole, ha lasciato uno spiraglio sulla possibilità di una discesa sottozero come incentivo alle banche a usare tutta la liquidità in eccesso (121 miliardi circa) per finanziare imprese e famiglie. Resta da vedere se questo interventismo della Bce reggerà alla prova dei fatti. “I tassi di interesse che restano a livelli troppo bassi per tanto tempo possono sfociare in distorsioni”, ha detto Joerg Asmussen, rappresentante del Comitato esecutivo della Bce, in un discorso all’Economist’s Bellwether Europe Summit a Londra. Le decisioni di politica monetaria (e soprattutto gli scopi per cui queste vengono attuate), ha aggiunto, non vengono applicate in maniera omogenea in tutti gli stati. “E questo penalizza i paesi periferici, dove ce n’è più bisogno”. Il riferimento, nemmeno troppo velato e alle banche di alcuni stati che, nonostante gli incentivi dati da Francoforte, hanno difficoltà ad aprire il rubinetto del credito.

Banche e imprese, rapporti difficili
Migliora, però (anche se di poco), la situazione in cui operano le imprese della regione. Secondo un sondaggio della Banca centrale fra le piccole e medie aziende, la percentuale netta delle Pmi che hanno constatato un peggioramento della disponibilità di prestiti bancari è scesa a -10% dal -22% della precedente inchiesta. Le Pmi italiane sono tra le aziende che hanno segnalato il cambiamento per il meglio più accentuato (da -27% a -7%). Un andamento che riflette - secondo la Bce - il miglioramento della fiducia nei mercati finanziari negli ultimi mesi e delle condizioni di provvista delle banche, a cui hanno contribuito le misure non standard della Bce, incluso l’annuncio delle Omt.

Tra i fattori che pesano ancora sull’accesso al credito, le Pmi della zona euro citano in primis il peggioramento delle prospettive economiche. La situazione peggiore, soprattutto per quanto riguarda le condizioni dei prestiti si registrano in Grecia, Spagna e Italia. Anche se aumentano, ad esempio, le risposte favorevoli alle richieste di prestito, la percentuale netta delle Pmi italiane che riferiscono un aumento dei tassi di interesse praticati dalle banche è del 62%, seconda solo alla Spagna (66%). Il 44% inoltre segnala un aumento delle garanzie contro il 15% delle Pmi tedesche. Uno scenario che accomuna ancora una volta la periferia sud dell’Europa e indica una forte avversione al rischio da parte delle banche in un contesto di debole attività economica e di difficoltà del sistema finanziario.
enere l’aumento degli spread governativi.

martedì 9 aprile 2013

Etf, dove nasce lo spread

Ho trovato un articolo interessante su Morningstar che in poche parole mostra un quadro completo delle principali scelte da fare per una scelta di investimento.

Liquidità del mercato sottostante, numero di market maker e fusi orari sono i principali fattori del divario tra prezzi di acquisto e vendita.

Quando si parla di costi degli Etp (exchange traded product) spesso si fa riferimento solo ai Ter, ossia le commissioni totali annue del prodotto. In realtà, nella scelta di investimento andrebbero considerati anche gli spread bid/ask (offerta e domanda d’acquisto). Abbiamo chiesto a Kris Walesby, Head of Capital markets di Etf Securities, quali sono i principali fattori che influenzano questi spread. Il primo, spiega, è la differenza tra lo spread del prodotto e quello del paniere sottostante. Infatti, anche se non sempre, spesso lo spread dell’Etp è più ampio di quello del suo sottostante. Un altro fattore è la volatilità, legata all’attività dei market maker. Il numero stesso di operatori fa la differenza: la competizione tra loro può portare gli spread verso il basso, mantenendoli vicini al Nav del replicante. Altro effetto di riduzione del prezzo è il fatto che il market maker abbia o meno scorte di Etf, esattamente come un grossista o un commerciante. Tali scorte evitano costi aggiuntivi rispetto al primo prezzo per soddisfare gli ordini che riceve. Ancora, se il mercato primario è chiuso o aperto comporta una differenza di costo. Quando il mercato primario su cui si compra l’Etf è chiuso per festività o altri impedimenti è molto probabile che gli spread siano superiori, poiché il market maker non ha potuto coprirsi nel momento dell’ordine su quel mercato.

Ordini, pochi o tanti
Meglio quindi tanti ordini, anche piccoli, o uno solo grande per rendere un Etf maggiormente liquido? L’ideale sarebbe molti grandi ordini accompagnati da ordini più piccoli (questi ultimi, infatti, denotano una forte presenza di una componente retail). Il problema di avere un solo ordine grande, secondo Walesby, è che “sicuramente è una buona cosa nel momento in cui si verifica, ma potrebbe non riuscire a essere scambiato successivamente.Il market maker è infatti tenuto a operare sul mercato per l’80-90% del tempo di apertura della Borsa, quindi se l’ordine avviene in un momento (nel restante 10-20% del tempo) in cui non è presente il market maker, nessun altro sarebbe in grado di contrattare." Inoltre, se vi è un solo grande ordine non è chiaro se il prodotto sia davvero competitivo, poiché mancano altri ordini con cui fare un confronto. Al contrario avere solo tanti piccoli contratti può far sembrare che non siano possibili ordini di più grande entità. In realtà, nell’universo degli Etf è possibile ricorrere ai “limit order”, definendo un prezzo preciso di vendita e di acquisto dell’Etf. È un metodo che attrae il market maker a operare dinamicamente quando deve negoziare strumenti meno liquidi e dagli ampi spread. In altre condizioni, invece, il rischio di utilizzare un ordine limitato è che non venga eseguito.

Visione di insieme
Il Ter, da solo, non basta a dare una visione complessiva dei costi di un Etf. Oggi, quindi, si sta sempre più diffondendo un approccio metodologico che mira a misurare l’impatto reale dei costi totali per un investitore che sottoscrive e detiene lo strumento per un predefinito periodo di tempo.

lunedì 25 marzo 2013

Borse positive dopo l'intesa su Cipro. Spread tra Btp e Bund in calo

Apertura in rialzo per Piazza Affari dice il Corriere della Sera.

L'accordo per il salvataggio di Cipro mette di buonumore le Borse europee e in rialzo appaiono anche i futures americani. In evidenza Vodafone (+2,3%) dopo le indiscrezioni su contatti per la cessione della sua quota nella joint venture con Verizon Communications per 135 miliardi di dollari. Bene Londra (+0,64%), Parigi (+1,4%), Francoforte (+1,07%) e Madrid (+1%). Milano (+0,6%) decelera ma si mantiene in linea con gli altri listini. La schiarita raggiunta sulla crisi finanziaria di Cipro, raggiunta in extremis con la maratona negoziale notturna, spinge al rialzo le Borse europee: Londra guadagna lo 0,6%; Francoforte è in rialzo dell'1% e Parigi sale dell'1,5%. Madrid avanza dell'1,4%. L'accordo ha fatto bene anche alle borse asiatiche. Tokyo termina gli scambi in progresso dell'1,69%, con il brusco calo dello yen contro dollaro ed euro, saliti, rispettivamente, a 94,86 e a 123,68. Positive anche le altre piazze finanziarie orientali, da Hong Kong a Sydney.

SPREAD - Anche lo spread tra Btp e Bund si restringe sensibilmente in avvio di seduta dopo l'accordo sul salvataggio di Cipro. Nelle prime battute il differenziale di rendimento tra il Btp decennale e il pari scadenza tedesco si attesta a 305 punti base, in calo di 9 centesimi rispetto alla precedente chiusura. In calo, al 4,45%, il rendimento del Btp decennale.

CAMBIO - Avvio in rialzo per l'euro nei confronti del dollaro, dopo i primi scambi sui mercati valutari, che torna sopra quota 1,30 grazie al via libera dell'Eurogruppo per il salvataggio di Cipro. La moneta unica, infatti, viene scambiata a 1,3026 nei confronti del biglietto verde americano, rispetto alla valutazione di 1,2984 fatta segnare alla chiusura di venerdì scorso a Wall Street. Per quanto riguarda invece il cambio con lo yen, l'euro passa di mano oggi a 123,42 contro i 123,85 dell'ultima rilevazione.

mercoledì 30 gennaio 2013

Mutui, perché uno spread all'1% è ormai un'illusione. Ecco la formula che utilizzano le banche

Il Sole 24 Ore mostra un interessantissimo articolo da non perdere:
Nessuna scossa sul mercato dei mutui. Anche questa settimana è iniziata con gli stessi spread. Mediamente al 4,05%, nelle migliori offerte al 2,85% (tasso variabile) e 3% (tasso fisso). Una storia che ormai va avanti da oltre un anno.
A quanto risulta al Sole 24 Ore, però qualche istituto è pronto a lanciare a breve campagne pubblicitarie per rilanciare le erogazioni di mutui attraverso una riduzione degli spread verso quota 2,7%. Decisivo sarà l'esito delle elezioni. Alcuni istituti, infatti, prima di ridurre un po' gli spread (e rendere quindi più competitivi i mutui in un mercato immobiliare peraltro ingessato anche da una bassa domanda) aspettano di vedere come andrà la tornata elettorale di fine febbraio sperando che non porti scossoni al debito pubblico e all'altro spread, quello tra BTp e Bund.
In ogni caso, pur ipotizzando uno scenario elettorale poco turbolento e considerando che negli ultimi mesi le banche hanno beneficiato dello scudo anti-spread lanciato da Draghi e dell'allentamento dei vincoli patrimoniali dei Basilea III, le aspettative di riduzione degli interessi sui nuovi mutui restano magre. Se è vero che le nuove migliori offerte si potrebbero attestare con uno spread intorno al 2,7%, è vero anche che siamo lontani anni luce da luglio 2011, quando si stipulavano mutui in Italia con sopread allo 0,9%.
Perché siamo ancora così distanti? Per capirlo bisogna scomporre lo spread e vedere come le banche lo calcolano.
Innanzitutto usciamo da un luogo comune, quello che vede lo spread associato al margine di guadagno della banca sul mutuo. Il margine di guadagno è uno dei tre elementi che compongono lo spread. Gli altri due sono: il costo di raccolta del denaro all'ingrosso e i costi di copertura dal rischio di oscillazione dei tassi.

I costi di raccolta
Quanto al primo punto le banche, come qualsiasi negoziante, comprano il denaro all'ingrosso (mercato interbancario) e lo rivendono a un costo maggiorato al dettaglio (attraverso prestiti e mutui).
Come si misurano i costi di raccolta capitali delle banche sul mercato interbancario? Normalmente basta vedere l'andamento dei principali indici interbancari, gli Euribor (per le durate brevi, da 1 settimana a 12 mesi) e gli Eurirs (per le durate più lunghe) . La crisi finanziaria in corso ha però evidenziato le lacune del cacolo dell'Euribor, che esprime la sintesi dei tassi a cui un panel di 39 banche internazionali (perlopiù europee) dichiara di prestarsi soldi. In questo momento l'Euribor a 1 mese è allo 0,12% mentro quello a 12 mesi è allo 0,6%. Tassi molto bassi, addirittura più bassi del tasso di riferimento della Bce (0,75%). Poi ci sono gli Eurirs che viaggiano più cari in quanto la durata aumenta: il tasso a 10 anni è all'1,87%, quello a 20 al 2,39% e quello a 25 al 2,43%. Si tratta dei minimi di tutti i tempi.


mercoledì 16 gennaio 2013

Basilea aiuta i bond bancari

Il Sole 24 Ore ha pubblicato questo articolo:
Un inizio di anno all'insegna delle banche in particolare quelle dei paesi periferici che hanno beneficiato dell'accordo tra i Governatori per un'applicazione più soft delle nuove regole di Basilea 3. La seduta è stata favorita anche dalla corsa alle emissioni sul mercato primario di bond finanziari da parte degli istituti italiani ed esteri. Ad aprire le danze sono stati UniCredit spa che ha collocato un convered da un miliardo e Intesa Sanpaolo un bond senior in dollari.
L'obbligazione di Piazza Cordusio da un miliardo di euro, scadenza 7 anni, al prezzo di 99,796 e con un rendimento del 2,78%, ha ricevuto ordini per 6,5 miliardi di euro, un ammontare molto elevato come non veniva riscontrato da almeno un anno da un istituto italiano. Questo ha consentito di abbassare la guidance iniziale da 160-165 punti base sul tasso midswap scesa fino a 150 centesimi in chiusura. La forte domanda si è fatta sentire anche sul secondario che ha ristretto ulteriormente di altri 10 centesimi. Il new premium issue si è fermato 0,50 punti base ma soprattutto il nuovo covered di UniCredit è stato prezzato 94,6 punti base sotto il BTp 4.5% Feb-20.
Numerosi gli investitori oltre 300 con una diversificazione geografica e per tipologia: l'emissione – curata da UniCredit, Banca Imi, Lloyds, Natixis e Rbs – è stata sottoscritta da diverse categorie di investitori istituzionali quali fondi (54%), banche (30%) e assicurazioni (12%). La domanda è pervenuta da Germania e Austria (37%) e Italia (18%), ma anche da Francia (15%), UK/Irlanda (11%) e Benelux (6%), Asia (4%), Svizzera (3%) investitori nordici (3 per cento). L'ultimo covered bond di UniCredit risale allo scorso 14 agosto quando venne collocato un titolo con uno spread di 290 punti base sopra il tasso midswap, bond che ieri quotava 124 centesimi. In calo anche gli spread dei covered spagnoli: il Santander 4,625% 6/2016 ieri quotava 213, dieci centesimi in meno delle quotazioni di venerdì, mentre il Bbva 4,25% 3/2015 a 171 punti base da 176 di venerdì. Una tendenza che secondo gli analisti è destinata a proseguire anche alla luce delle nuove regole meno rigide sulla liquidità di Basilea 3.
Nel fiume di emissioni di bond bancarii (Commerzbank, Deutsche Bank, Abbey National, Nordea, MetLife), si è aggiunto il bond di Intesa Sanpaolo in dollari lanciato nel pomeriggio che secondo le ultime indicazioni il rendimento per la tranche a 3 anni è pari a 275-280 punti base sopra il rendimento del Treasuries corrispondente, mentre per la tranche a 5 anni 310-315 pb. La size per il momento è ancora definita come benchmark. Le banche a guida dell'operazione sono Banca Imi, Goldman Sachs, Jp Morgan e Morgan Stanley.

giovedì 20 dicembre 2012

Lo Spread a ribasso, ritorna a quota 296 punti. Borse Ue in rialzo con Giappone e Usa

Ho letto sta mattina su Repubblica che lo spread è tornato a quota 296 punti e le Borse Ue sono in rialzo con Giappone e Usa.
"MILANO - Lo spread, il differenziale di rendimento tra il Btp e il Bund tedesco decennale, torna sotto i 300 punti a quota 296 punti con i titoli italiani scambiati sul mercato secondario al 4,36%. A un soffio, dunque, dai 287 punti indicati da Monti come obiettivo. I Btp trattano sui minimi dal dicembre 2010. Un tendenza al ribasso frutto dell'allentarsi delle pressioni sul debito pubblico del Vecchio continente, grazie all'innalzamento del giudizio delle agenzie di rating sul merito di credito della Grecia, ma anche dell'ottimismo generale sui mercati internazionali. Il voto in Giappone domenica scorsa ha restituito forza ai listini del Paese del Sol Levante con l'arrivo dell'extra budget da 10mila miliardi di yen (90 miliardi di euro) deciso dal premier in pectore Shinzo Abe, oltre che per il calo dello yen e le attese per le misure della BoJ di allentamento monetario. Cresce, poi, la fiducia per una soluzione che scongiuri il fiscal cliff americano di gennaio: senza un accordo sul deficit tra democratici e repubblicani, scatteranno tagli automatici alla spesa pubblica con un aumento delle imposte.
Bene le Borse europee nonostante il rinforzarsi dell'euro che penalizza i titoli dell'export. A Milano Piazza Affari ha chiuso in rialzo dell'1,1%, con i titoli bancari spinti dal calo dello spread (un aumento del valore dei Btp, premia il conto economico degli istituti di credito, primi investitori nei titoli di Stato),
 
 mentre Londra è salita dello 0,43%, Francoforte dello 0,25% e Parigi dello 0,44%. L'euro è in rialzo a 1,3285 dollari contro gli 1,3222 registrato alla chiusura di Wall Street. Contro lo yen la moneta unica passa di mano a 111,70. Poco mossi i listini Usa alla chiusura delle Borse europee: il Dow Jones e l'S&P sono invariati, il Nasdaq cresce dello 0,2%."