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martedì 1 ottobre 2013

Scatta l’aumento dell’Iva “Una mazzata alla ripresa”

Un estratto dalla Stampa che ci mostra a che cosa potrebbe portare il nuovo aumento dell'Iva appena partito.

Dal vino al caffè, dai frigoriferi alle tv, dagli smartphone ai tablet. E ancora: dai prodotti per la casa a quelli per la cura della persona, dall’ingresso in piscina ai pacchetti vacanza. E prodotti di cartoleria, giocattoli, bibite gassate, succhi di frutta, mobili e biancheria, per dirne alcuni. Un elenco lungo così. La vita, per molti aspetti, da questa mattina costa l’1% in più.

Scatta l’aumento dell’Iva. L’aliquota più elevata - applicata ai prodotti non di prima necessità - passa dal 21 al 22%. E son dolori. Per Federdistribuzione comporterà tra i 105 e 110 euro di costi l’anno in più per famiglia, secondo Coop Italia saran quasi 200 euro. Più pessimisti i consumatori del Codacons: 349 euro in più. La benzina verde - informa Quotidiano Energia - dalla mezzanotte di ieri costa 1,5 centesimi in più, il gasolio 1,4. Insomma, un salasso. «Calcoliamo che il 40% dell’Aumento dell’Iva riguardi i prodotti di acquisto abituale», spiega Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione. 

Il gettito atteso sarebbe pari a 4,2 miliardi. «In realtà - avverte Cobolli Gigli - succederà che in primo luogo aumenterà l’evasione e creerà quello che sostanzialmente è una concorrenza sleale tra operatori. Quindi ci sarà comunque un calo dei consumi. E il gettito ne soffrirà». Intanto, a soffrire, sarà il carrello della spesa. «Le famiglie che già stanno facendo delle rinunce saranno costrette a farne altre». Così se tra gennaio e luglio i consumi son già crollati a valore del 2,6% «per fine anno mi aspetto fino al -3%, tra l’Iva e un ritorno di sfiducia dovuto anche all’instabilità politica».

E pensare che le cose iniziavano, seppure lentamente, a migliorare. «Segnali deboli», li chiama Maurizio Motta, direttore generale di Mediamarket, cui fanno capo i marchi Mediaworld e Saturn, il quale aveva notato «da marzo una nuova crescita dei visitatori nei punti vendita e qualche timido segnale negli acquisti e nell’interesse per le novità tecnologiche». Poi «la farsa e la tragedia» dell’Iva: «Una mazzata psicologica, che raffredda ogni tipo di segnale». Così gli ultimi tre mesi, che «per noi potevano essere positivi tra lo 0 e il 2%, con una stabilizzazione», con l’aumento saranno «più vicini allo zero, se non ancora in negativo». In ambito hi-tech, tra i più colpiti dall’aumento, saranno «gli acquisti importanti, come il televisore o il grande elettrodomestico». Non i tablet o gli smartphone «che sono ormai prodotti quasi necessari». Ma i primi effetti non arriveranno oggi, spiega Motta, «ma nel giro di 15-20 giorni, con i primi adeguamenti». Poi nel tempo «le aziende stesse modificheranno i listini: una parte dell’aumento verrà assorbito dalle aziende, parte, purtroppo, sarà sulle spalle dei consumatori. Contando le promozioni, nel tempo, si parla più o meno della metà». 
Ikea per i mobili e Esselunga nella grande distribuzione, diciamo così, più generalista, promettono che non toccheranno i prezzi.


mercoledì 18 settembre 2013

Vendere o affittare: le due strade da seguire per evitare la mannaia sugli alloggi vuoti

Dal Corriere della Sera non arrivano bellissime notizie riguardo i nostri immobili...

Inutile farsi illusioni; le finanze pubbliche vogliono dal mattone 40 miliardi, quanti ne ha ottenuti nel 2012. Se si favorisce la prima casa, e si incentiva l’affitto — come sembra nei piani del governo — finiranno per pagare il conto gli altri immobili. Nel mirino ci saranno sicuramente le seconde case, a maggior ragione se verrà riproposta la norma sulla deducibilità Irpef e Ires dell’Imu, pagata per gli immobili strumentali.
Ricordiamo che questa disposizione era presente nella stesura originaria del decreto legge che ha cancellato l’Imu sulle abitazioni principali. E nell’intenzione dei tecnici del ministero dell’Economia la copertura sarebbe arrivata dalla reintroduzione al 50% della cosiddetta Irpef fondiaria sugli immobili non locati.
Ridurre i danni
Per i proprietari delle case a disposizione che non vogliano affrontare i costi quasi certamente maggiori delle imposte non rimangono che due strade: cercare di vendere o perlomeno di locare l’immobile. Se questo si trova in una località di villeggiatura, una soluzione potrebbe essere quella di affidarlo a una delle società specializzate che ne assumono la gestione e curano la locazione per brevi periodi (in genere a settimana) dell’alloggio, garantendo un rendimento con cui affrontare perlomeno le spese e riservandosi il diritto di utilizzare direttamente l’immobile per qualche settimana. Naturalmente se la casa è in montagna e la si vuole utilizzare a Capodanno o se è al mare, e la si vuole per agosto, il guadagno scende di molto.
Tenere inutilizzato un immobile oggi significa in termini concreti pagare una patrimoniale tra il 4 e il 5 per cento annuo sul suo valore, perché ai costi di manutenzione e all’Imu bisogna aggiungere il mancato introito degli interessi che si otterrebbero investendo il ricavato della vendita. E questo nell’ipotesi ottimistica che i prezzi rimangano invariati. Nelle località turistiche i valori negli ultimi due anni sono scesi in media di oltre il 10%, per il forte aumento di offerta anche nelle località di maggior prestigio e la scarsità della domanda; difficile pensare che il fenomeno non si accentuerà nel breve periodo.
E il discorso non cambia nelle grandi città. A Milano ad esempio aver scelto di non vendere una casa di 80 metri un anno fa significa aver perso complessivamente l’8,7 per cento sul capitale, perché a Imu, spese di gestione e perdita di interessi che ammontano al 4,7%, bisogna aggiungere una svalutazione dell’appartamento su base annua (dati Nomisma) del 4%; il risultato del conto effettuato con la stessa metodologia a Roma darebbe -9%.
Case ai familiari
Se sulle case vuote è chiaro che si andrà di fronte a un ulteriore incremento del carico fiscale, più difficile è prevedere che cosa succederà degli immobili dati in uso ai congiunti. Per la normativa Imu (ed è uno degli aspetti che hanno creato più polemiche), questi immobili sono considerati a tutti gli effetti seconde case.
Se rimarrà questa impostazione purtroppo non ci sono alternative: se si vuole dare un appartamento a un figlio, e non si vogliono pagare le imposte come seconda casa, bisogna intestargli perlomeno l’usufrutto, con un atto di vendita o di donazione. Una soluzione che però presenta molti problemi soprattutto se non si tratta di figlio unico. E con il rischio che ci vogliano poi molti anni per ammortizzare i costi notarili e fiscali legati all’operazione.
L’evoluzione
Sull’evoluzione della normativa poi pende un secondo dubbio: non è affatto chiaro se sparirà l’Imu. Se l'intenzione è quella di far pagare di più chi tiene la casa a disposizione la strada della Service tax non è praticabile, anzi: essendo una tassa, e quindi un corrispettivo di servizi erogati, non si può far pagare di più a chi usufruisce meno dei servizi.
Per mantenere un prelievo patrimoniale su questo tipo di immobili è quindi ipotizzabile che una quota di Imu (magari con un altro nome) finirà per rimanere. La strada alternativa, anche se impropria da un punto di vista formale, perché si applicherebbe un’imposta sui redditi per colpire un patrimonio, è quella del ritorno dell’Irpef, calcolata sul valore catastale dell’immobile.
Nella media delle grandi città l’applicazione dell’Imu ai livelli attuali sommata alla tasse rifiuti porterebbe a un costo medio superiore del 2% per il contribuente; il ritorno dell’Irpef fondiaria al 50%, come prevedeva la stesura originaria del decreto, farebbe scendere di circa il 10% cento il costo per un contribuente medio, ma difficilmente Erario e comuni si accontenterebbero.

venerdì 15 ottobre 2010

Scandalo Inps: i precari saranno senza pensione pur pagando i contributi

La notizia, rimbalzata da diversi blog, è arrivata e conferma la peggiore delle ipotesi. Rimarrà sotto traccia per ovvi motivi, anche se in Rete possiamo farla circolare. Se siete precari sappiate che non riceverete la pensione. I contributi che state versando servono soltanto a pagare chi la pensione ce l'ha garantita. Perché l'Inps debba nascondere questa verità è evidente: per evitare la rivolta. Ad affermarlo non sono degli analisti rivoluzionari e di sinistra ma lo stesso presidente dell'istituto di previdenza, Antonio Mastropasqua che, come scrive Agoravox, ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l'INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: "Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale".

Intrage scrive che l'annuncio è stato dato nel corso di un convegno: la notizia principale sarebbe dovuta essere quella che l'Inps invierà, la prossima settimana, circa 4 milioni di lettere ai parasubordinati, dopo quelle spedite a luglio ai lavoratori dipendenti, per spiegare come consultare on line la posizione previdenziale personale. Per verificare, cioè, i contributi che risultano versati.
La seconda notizia è che non sarà possibile, per il lavoratore parasubordinato, simulare sullo stesso sito quella che dovrebbe essere la sua pensione, come invece possono già fare i lavoratori dipendenti. Il motivo di questa differenza pare sia stato spiegato da Mastrapasqua proprio con quella battuta. Per dire, in altre parole, che se i vari collaboratori, consulenti, lavoratori a progetto, co.co.co., iscritti alla gestione separata Inps, cioè i parasubordinati, venissero a conoscenza della verità, potrebbero arrabbiarsi sul serio. E la verità è che col sistema contributivo, i trattamenti maturati da collaboratori e consulenti spesso non arrivano alla pensione minima.

I precari, i lavoratori parasubordinati come si chiamano per l'INPS gli "imprenditori di loro stessi" creati dalle politiche neoliberiste, non avranno la pensione. Pagano contributi inutilmente o meglio: li pagano perché l'INPS possa pagare la pensione a chi la maturerà. Per i parasubordinati la pensione non arriverà alla minima, nemmeno se il parasubordinato riuscirà, nella sua carriera lavorativa, a non perdere neppure un anno di contribuzione.

L'unico sistema che l'INPS ha trovato per affrontare l'amara verità, è stato quello di nascondere ai lavoratori che nel loro futuro la pensione non ci sarà, sperando che se ne accorgano il più tardi possibile e che facciano meno casino possibile.

Quindi paghiamo i nostri contributi che non rivedremo sotto forma di pensione. Se reagiamo adesso, forse, abbiamo ancora la speranza di una pensione minima.

(da contintasca.blogosfere.it)

giovedì 7 ottobre 2010

Risparmiare sulla bolletta in tempo di crisi - 10 consigli

In tempo di crisi, siamo tutti più attenti a risparmiare in casa.
Ecco dieci consigli per risparmiare sulla bolletta elettrica elaborati da Deval, la società per la distribuzione dell'energia elettrica in Val d'Aosta.

1. Televisore, videoregistratore, lettore dvd e computer
ricordati di spegnere gli apparecchi con il pulsante e non solo con il telecomando, gli apparecchi in stand-by continuano a consumare energia. Cerca di tenere acceso un solo apparecchio per tutta la famiglia.
2. Lampade ad alta efficienza energetica
Scegli lampade a basso consumo, soprattutto per gli ambienti in cui la luce rimane accesa più a lungo, permettono di ridurre il consumo di energia dell'80% rispetto alle lampade tradizionali ad incandescenza. Ricordati di spegnere la luce quando non serve.
3. Condizionatore
Accendi il condizionatore solo in caso di reale bisogno e regola il termostato su temperature non molto differenti da quella esterna.
4. Forno elettrico
Non aprire frequentemente il forno durante la cottura, preriscalda il forno solo quando necessario e spegnilo poco prima della fine della cottura per sfruttare il calore residuo
5. Forno a micro-onde
Il forno a microonde è più parco nei consumi di un forno tradizionale, in quanto sensibilmente più rapido nella cottura.
6. Frigorifero
Evita frequenti e inutili aperture dello sportello; posiziona l'apparecchio nel punto più fresco della cucina, lontano da fornelli, termosifoni e lascia almeno 10 cm di distanza dal muro per la ventilazione.
7. Lavastoviglie
Fai funzionare l'apparecchio a pieno carico, usa il meno possibile il ciclo intensivo, piuttosto rimuovi dalle stoviglie i residui più grossi che potrebbero intasare il filtro e diminuire l'efficiacia del lavaggio.
8. Asciugacapelli
Utilizza l'apparecchio a temperature medie, le alte temperature fanno aumentare i consumi e non fanno bene ai capelli.
9. Lavatrice
Utilizza l'apparecchio sempre a pieno carico e a temperature non troppo alte (30-60°C). Se si dispone di un modello con asciugatura automatica, cercare di usarlo solo quando non è possibile stendere il bucato.
10. Scaldabagno
non tenere acceso lo scaldabagno quando non ne hai bisogno, puoi installare un timer per metterlo in funzione tre ore prima dell'utilizzo.

(da sviluppo-sostenibile-italiano.blogspot.com, Dieci modi per risparmiare energia in casa)

giovedì 17 giugno 2010

La crisi è un'opportunità?

La crisi è un'opportunità. E' la teoria di Bob Thurman, saggista di grande successo, considerato dalla rivista “Time” uno tra i dieci americani più influenti.

Secondo Thurman “è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita “perché prevaleva l’egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D’altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l’informazione».
Questa crisi è un’opportunità “perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c’è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un’economia guidata dall’avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c’è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell’uomo».
Thurman ricorda che “dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All’indomani dell’undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano“, li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive.

(da http://sviluppo-sostenibile-italiano.blogspot.com/2009/04/dallintervista-per-il-giornale.html)

martedì 11 maggio 2010

Montepaschi contro la crisi: 7700 i mutui sospesi

Secondo una nota diffusa dal Gruppo Montepaschi, ammontano a 7700 i mutui attualmente sospesi grazie al piano di sostegno alle famiglie gravate dalla crisi economica.
"Questa la fotografia scattata a fine aprile, nella quale convergono le sospensioni realizzate nell'ambito dell'iniziativa targata Montepaschi Combatti la crisi e gli interventi effettuati all'interno del Piano Famiglie dell'Abi. Il valore complessivo del debito residuo sospeso supera gli 850 milioni di euro. Il Gruppo Montepaschi contribuisce in maniera significativa al bilancio dell'iniziativa dell'Abi dopo i primi mesi di operativita', con 2.805 sospensioni, dal 1 febbraio 2010, sulle oltre 10.000 realizzate dall'insieme degli istituti di credito che hanno risposto positivamente al Piano. Il 27% delle famiglie che hanno deciso di usufruire della moratoria Abi si sono quindi rivolte al Gruppo Montepaschi per superare le difficolta' generate dalla crisi economica. L'adesione al Piano Famiglie ha confermato ulteriormente l'impegno gia' assunto dal Gruppo Montepaschi più di un anno fa con l'iniziativa Combatti la crisi, un pacchetto di misure rivolte proprio alle fasce più deboli della popolazione, spesso in difficolta' con il pagamento di mutui. Dal lancio del pacchetto ad oggi il Gruppo ha realizzato oltre 13.000 interventi di sospensione delle rate dei mutui fino a 12 mesi, senza spese amministrative o notarili".

lunedì 21 settembre 2009

Investire in immobili: un video ci aiuta a scegliere il mutuo

Uno dei pochi vantaggi della crisi è che si abbassano i prezzi degli immobili e con un po’ di attenzione si possono fare affari.
Ma come scegliere il mutuo?
Meglio tasso fisso o variabile?
Meglio indirizzarsi verso le banche tradizionali (Intesa Sanpaolo, Unicredit, MontePaschi, BNL...), quelle specializzate in mutui (Barclays, BHW, BNP Paribas...) o quelle online (Mutuo Arancio di ING Direct, CheMutuo! del gruppo Mediobanca di Cesare Geronzi...)?
E come difendersi dal caro-mutui?

Dalla collaborazione fra Il Sole24Ore e il Consiglio Nazionale del Notariato è nato il primo videoforum che fornisce al cittadino informazioni utili e semplici sul mutuo per l’acquisto di un immobile. Un notaio spiega, infatti, in maniera chiara come orientarsi verso una scelta consapevole. Il video è disponibile sui siti www.sole24ore.com e www.notariato.it

giovedì 10 settembre 2009

Trento contro la crisi: prestiti d’onore ai disoccupati

Leggo su Prestitoblog di questa iniziativa anti-crisi della provincia di Trento:

"Nella provincia autonoma di Trento, fino al 24 settembre, sarà possibile presentare una domanda per accedere ai prestiti d’onore erogati dall’Agenzia del Lavoro della città, situata in via R. Guardini 75. È la seconda volta che l’Agenzia del Lavoro del capoluogo trentino apre l’accesso ai prestiti d’onore.Tale iniziativa è rivolta ai cittadini residenti nel comune e nella provincia di Trento che siano attualmente inoccupati o disoccupati per favorire l’iniziativa imprenditoriale, fondando quindi piccole imprese da avviare e sostentare coi finanziamenti del prestito. Tra tutte le domande pervenute saranno solo 15 coloro che avranno accesso al prestito; ogni prestito avrà un importo massimo di 38mila euro come capitale d’avviamento. La certificazione dello stato di disoccupazione o di inoccupazione sarà premura dei Centri per l’Impiego presso cui si è iscritti. L’accesso al prestito d’onore permette anche l’accesso ad un percorso della durata di quattro settimane ai fini di orientamento e di formazione prima di intraprendere l’attività. Nelle priome fasi di vita dell’attività imprenditoriale, poi, si potrà contare sul sostegno di tutor specializzati che aiuteranno e consiglieranno nella gestione dell’attività."
(http://www.prestitoblog.it/2009/08/trento-prestiti-donore-ai-disoccupati/)

mercoledì 9 settembre 2009

I debiti degli italiani e le richieste del Codacons

Secondo i dati raccolti dal Codacons, in scia a un rapporto della CGIA Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese), dall'introduzione dell'euro ad oggi l'indebitamento medio delle famiglie italiane è cresciuto di oltre 80 punti percentuali.

Secondo l’Associazione, questi dati avvalorerebbero il disinteresse dimostrato dal Governo verso famiglie e consumatori, indirizzando tutti gli aiuti a istituti di credito e imprese.
Provvedimenti come la social card e il bonus familiare, secondo il Codacons sono solamente delle “misure spot”, visto che la carta acquisti è stata acquisita da seicentomila persone quando invece, in accordo con quanto ha reso noto l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), le famiglie che sono sulla soglia di povertà sono oltre 4,5 milioni.

Il Codacons chiede da tempo alcune misure a costo zero, tra cui, per esempio il doppio prezzo euro-lira, il rafforzamento dei poteri dell’Antitrust, gli orari di apertura liberi dei negozi, il blocco dei pignoramenti immobiliari e la liberalizzazione dei saldi.

lunedì 31 agosto 2009

Più debiti, interessi più alti

Rispetto al 2007, le famiglie italiane si indebitano di più, con una crescita dei prestiti personali pari al +1,4 %. Il valore complessivo erogato è di circa 60,7 miliardi di euro, dei quali il 35 % è rappresentato dai prestiti personali (fonte Osservatorio Assofin).

Contestualmente i tassi di interesse applicati ai finanziamenti ai privati concessi dalle banche, aumentano. Rispetto a marzo 2007, infatti, il Taeg, cioè il tasso di interesse complessivo applicato ad un finanziamento, è aumentato, in media, del 19,50%, passando da quota 9,6387% di due anni fa all’attuale 11,52 % (fonte Osservatorio Finanziario).
“Il motivo - spiega Luciano Ambrosone, Responsabile Prodotti di Impiego, Direzione Marketing e Privati, Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo - è che la crisi finanziaria internazionale ha determinato delle tensioni sia sul costo della raccolta per le operazioni di medio-lungo termine, sia sul rischio di credito. Entrambe queste componenti rappresentano un costo e assorbono una parte dello spread applicato al cliente. È chiaro dunque che quando questi costi aumentano è necessario ricercare nuovi punti di equilibrio”.

martedì 7 luglio 2009

MPS per i consumatori

Nell’ambito del “Consumer-Lab”, un tavolo di confronto permanente tra Banca Monte dei Paschi di Siena e alcune associazioni italiane di consumatori, la Banca ha adottato un pacchetto di misure a sostegno dei clienti in difficoltà a causa della crisi economica: sospensione delle rate di mutuo e prestito personale, copertura assicurativa del mutuo contro la perdita da lavoro, protezione delle rate dal rialzo dei tassi.
È prevista inoltre la pubblicazione di una guida al credito al consumo dedicata ai consumatori, per informare sulle specifiche attività e prodotti di finanziamento alla persona e fornire elementi utili a prevenire il rischio da sovraindebitamento.

martedì 30 giugno 2009

Quando gli aumenti di capitale danneggiano i risparmiatori

Abbiamo parlato nel post del 26 giugno di come diverse società quotate abbiano deciso di avviare degli aumenti di capitale.
Queste operazioni, per quanto corette, danneggiano gli azionisti generici, non di controllo o collegati. Vediamo come.

Gli aumenti di capitale sono, per legge, offerti a tutti i soci. Quindi, se l’operazione è conveniente per il socio di maggioranza, lo dovrebbe essere anche per il piccolo investitore al quale sono offerti i diritti di opzione.

Ma... c’è un ma.
Gli amministratori di società quotate e le banche hanno introdotto la “diluizione” del capitale, ovvero una riduzione virtuale del capitale per mezzo di un aumento consistente. Si tratta di un’operazione configurata come un aumento del capitale contabile, ma il cui risultato tecnico è la riduzione (e persino il quasi azzeramento) del valore patrimoniale esistente pre-aumento.

Come funziona?
Gianfranco D’Atri, in un articolo su Ilsussidiario, fa un esempio molto chiarificatore:

“Supponiamo di deliberare un aumento di capitale, poniamo per un controvalore di 100 milioni di euro, ovvero un importo che consente al socio di maggioranza di mantenere il controllo senza dissanguarsi. Sulla base delle quotazioni correnti, poniamo 1 euro, si potrebbero emettere 100 milioni di azioni a 1 euro per incamerare l’importo desiderato: in tal caso, il possessore ante aumento di un’azione, se decidesse di non sottoscrivere, manterrebbe l’azione con il valore di circa un euro (salvo migliore o peggior andamento borsistico).

Ma se decidiamo di emettere, per lo stesso importo di 100 milioni di euro, un numero elevato di azioni, poniamo 2 miliardi? In tal caso ogni nuova azione dovrà avere un prezzo di emissione di soli 5 centesimi. Tecnicamente è corretto: varia il rapporto di assegnazione (20 nuove azioni per ogni singola azione detenuta, anziché 1 ogni 1). Ma cosa succede invece se, ad esempio, uno dei tanti buoi del parco decide di non sottoscrivere? Allora, la sua vecchia azione, comprata pre-aumento a oltre 1 euro, rimarrà ovviamente unica e sola, simile in tutto e per tutto alle nuove acquisite a 5 centesimi: il suo valore in borsa crollerà drasticamente.”

lunedì 22 giugno 2009

Crisi dei consumi: serve un intervento serio del Governo

Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef, commentano le preoccupanti indagini statistiche sui cali dei consumi in Italia (vd post del 18 giugno):
"I dati diffusi non ci sembrano proprio dei dati di un paese che sta uscendo dalla crisi, come alcuni vorrebbero sostenere, camuffando la realtà. Il forte calo del settore delle vendita al dettaglio, che purtroppo paventavamo, è invece un preoccupante segnale di un ulteriore peggioramento della situazione economica del Paese, che non si arresterà finché il Governo non si deciderà ad avviare serie manovre sul lato della domanda di mercato. Non c'è più spazio, infatti, per bugie e facili ottimismi, o per manovre inadeguate, insoddisfacenti e caritatevoli quali la Social Card. Se si vuole rimettere in moto l'economia è indispensabile e urgentissimo agire in direzione di un rilancio della domanda, attraverso:
- la defiscalizzazione per le famiglie a reddito fisso, lavoratori e pensionati, per almeno 1.200 euro l'anno;
- una riduzione dei prezzi di almeno il 20 %, in special modo per quanto riguarda i generi di prima necessità ed i prodotti alimentari, per i quali, nonostante il forte calo dei costi delle materie prime, non abbiamo registrato alcuna diminuzione".

venerdì 19 giugno 2009

Caro-mutui: i commenti di governo e opposizione

Abbiamo già parlato del problema del caro-mutui, diventato una vera e propria emergenza a causa della crisi e dell'insolvenza delle fasce a basso reddito.

Nel post del 16 giugno, riportavamo i consigli dell'Adusbef, che suggerisce di scegliere per i mutui a tasso fisso le proposta di CheBanca (la banca online di Mediobanca, di Cesare Geronzi), Woolwich o Barclays bank; per i mutui a tasso variabile Monte dei Paschi o Ing Direct.

Ma per molte famiglie scegliere un buon mutuo non basta...

Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, chiede "una moratoria sulle rate per la prima casa nelle famiglie con cassintegrati o disoccupati".
E chiama in causa anche le banche: "Il governo è insoddisfatto del modo in cui servono le imprese oggi si sono allontanate da quei modelli che hanno accompagnato la crescita negli anni Cinquanta e Sessanta, si sono centralizzate, burocratizzate, allontanate dal territorio".

Il deputato del Pd Enrico Farinone, perplesso dalla dichiarazione, commenta che la moratoria delle rate dei mutui per le famiglie dei disoccupati "è una strada da percorrere. Ma allora perché il governo si è limitato ad applicare il tetto del 4 per cento solo ai mutui a tasso variabile e non anche a quelli a tasso fisso?".

mercoledì 27 maggio 2009

Emergenza sfratti

Nel 2008 gli affitti sono aumentati del 16 %. Il loro peso è diventato insostenibile per molte famiglie che vivono di un solo reddito.
Riporto questo articolo, basato su dati Sunia e CGIL, secondo cui sarebbero 150 mila lefamiglie a rischio sfratto nel prossimo triennio.

"Nel 2008 gli affitti sono aumentati del 16% e nel prossimo triennio circa 150 mila famigliesono a rischio sfratto. Con canoni insostenibili, un aumento delle spese per l'abitazione e la crisi economica, "senza misure di sostegno al reddito delle famiglie in affitto, nel triennio 2009/2011 si prevede che altre 150.000 famiglie perderanno la propria abitazione subendo uno sfratto per morosità incapaci di far fronte al pagamento dell'affitto": è la denuncia che arriva da CGIL e Sunia ed è basata su un'indagine compiuta su mille famiglie sottoposte a sfratto per morosità.

Gli attuali livelli di mercato sono sempre più insostenibiliper le famiglie. Il mercato dell'affitto privato è caratterizzato da famiglie che subiscono gli effetti della crisi economica: il 20,5% è composto da nuclei familiari uni-personali, il 67% delle famiglie in affitto percepisce un solo reddito e in queste il 39,6% è rappresentato da operai e il 29,2% da pensionati, più di un quinto dei capofamiglia ha oltre 65 anni e un quarto è costituito da donne. Dove c'è una sola fonte di entrate da lavoro dipendente o da pensione, l'affitto incide con percentuali comprese fra il 40 e il 50% a Genova e Torino, fra il 50 e il 70% a Bologna e Firenze, oltre il 70% a Milano e Roma, dove l'incidenza oscilla fra l'82% e il 90%. E a fronte di un reddito medio da lavoro dipendente rimasto invariato, pari a circa 16 mila euro netti, gli affitti nel 2008 sono aumentati del 16%.

L'indagine condotta dall'Ufficio studi del Sunia in collaborazione con la CGIL evidenzia una situazione di pericolo per 150 mila famiglie: sul campione considerato, emerge infatti che il 24% delle famiglie sfrattate per morosità ha subito la perdita del posto di lavoro del primo percettore del reddito, il 22% è precario mentre per un altro 21% il percettore è in cassa integrazione.

Negli ultimi cinque anni sono state circa 120 mila le famiglie che hanno perso l'abitazione e per 100mila di esse lo sfratto è stato eseguito per morosità a causa dell'altissima incidenza dell'affitto sul reddito. Su questo fenomeno, denunciano Sunia e CGIL, incide anche "il progressivo svuotamento del fondo di sostegno all'affitto" con stanziamenti governativi che si sono ridotti. "Di fronte a questo scenario il Governo si propone di varare un 'Piano Casa' che non affrontata i problemi di queste famiglie e che, anziché concentrarsi sul rilancio del mercato dell'affitto a prezzi sostenibili, si indirizza ancora una volta verso la casa in proprietà che in Italia ha raggiunto livelli difficilmente superabili - ha commentato il segretario generale del Sunia, Luigi Pallotta - Un vero Piano Casa deve partire dall'esigenza di allargare l'offerta di alloggi in locazione a canoni sostenibili dalla domanda e coniugare questa necessità con l'altra, altrettanto importante, di riqualificare le città sotto il profilo urbanistico, energetico e della sicurezza degli edifici"."
(helpconsumatori.it)

martedì 12 maggio 2009

Gli effetti della crisi per i consumatori

La crisi, nata dal tracollo finanziario USA, ha messo in luce i deficit dei meccanismi di autoregolamentazione del mercato. Le conseguenze negative sono sotto gli occhi di tutti e si stanno facendo sentire in tutti i settori, da quello economico a quello sociale.
Per capire come affrontare questo periodo difficile, anche in una realtà particolare come quella altoatesina, l'Ufficio provinciale affari di gabinetto di Bolzano ha organizzato un convegno dal titolo "Finanza e crisi economica: effetti e strategie per i consumatori".
L'incontro, che vedrà la partecipazione di esperti provenienti da Italia, Austria e Germania e si soffermerà anche sulle responsabilità della politica e dell'economia e sul ruolo delle organizzazioni di tutela dei consumatori, si terrà venerdì 22 maggio, alle 9.30, nel Palazzo Widmann, a Bolzano.

venerdì 8 maggio 2009

La crisi non fermi la tutela a famiglie e piccole imprese

“Negli ultimi due anni il settore bancario italiano ha subito importanti mutamenti. La crisi ha determinato una momentanea stasi, ma non può rimettere in discussione l'onda lunga di cambiamento iniziata solo tre anni fa”.
È quanto ha dichiarato Antonio Catricalà, Presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, in occasione dell'audizione alla commissione Finanze della Camera.

Catricalà ha messo in guardia dal rischio che la situazione economica possa allentare l'attenzione sulla tutela, rafforzata dalle nuove norme sul credito al consumo, delle parti più deboli nel rapporto contrattuale con le banche.
“Ancora sono molto diffuse in concreto pratiche che sfruttano abusivamente la posizione di svantaggio dei soggetti deboli: singoli consumatori, famiglie, piccole imprese. Ecco perché i controlli amministrativi a tutela dei consumatori devono essere potenziati, includendo tra i soggetti tutelati esplicitamente anche le piccole imprese, che, pur svolgendo attività imprenditoriale si trovano in situazione di debolezza analoga a quella dei consumatori”