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mercoledì 27 febbraio 2013

Mediobanca: utile raddoppiato per l'istituto guidato da Alberto Nagel

Alberto Nagel, l'ad di Mediobanca
Alberto Nagel, l'ad di Mediobanca
Mediobanca, l'istituto guidato da Alberto Nagel, ha visto nel primo semestre un utile raddoppiato a 124 milioni, con ricavi a 911 milioni (-6,4%). Il trimestre è in utile per 14,8 milioni (6,6 milioni un anno fa) e sopra il consensus (era a -10 milioni), con ricavi a 457,6 milioni (497,6 milioni un anno fa).
Il risultato segnato da Mediobanca nel semestre chiuso a fine dicembre, il primo dell'esercizio della banca, riflette da un lato - spiega l'istituto in una nota - il forte rallentamento del quadro congiunturale e dell'attività verso famiglie e imprese, dall'altro la prudente politica di impiego del gruppo, il costante contenimento dei costi e il mantenimento di un'elevata qualità degli attivi. Il principale coefficiente patrimoniale, il core tier 1, sale all'11,8%, a settembre 2012 era a 11,5%. Sui ricavi incide l'apporto stabile del trading (106 milioni contro 112 milioni) e la crescita degli utili delle partecipazioni (da 72 a 86 milioni) compensano parte della riduzione del margine di interesse (-7% rispetto a un anno prima) e delle commissioni nette (-14% a anno fa). L'istituto sottolinea la positiva diversificazione tra corporate e retail. Il margine di interesse di gruppo è stabile negli ultimi 6 mesi, con la crescita del retail che blancia le flessione del corporate. Tra le singole divisioni, il corporate e investiment banking vede un utile netto a 124 milioni per il contributo positivo dei mercati e il buon controllo dei costi di struttura e del rischio. Nel credito al consumo i ricavi e la qualità degli attivi sono stabili con un Roac (ritorno sul capitale allocato) al 10%.  
Compass tra l'altro si consolida quale secondo operatore in Italia con una quota di mercato del 10% (14% nei prestiti personali).

giovedì 31 maggio 2012

Indagine Mediobanca-Unioncamere: le medie imprese resistono alla crisi?

Alberto Nagel e Renato Pagliaro
Alberto Nagel e Renato Pagliaro
Mediobanca, l’istituto guidato da Alberto Nagel e Renato Pagliaro, insieme a Unioncamere, ha presentato a Parma l’indagine sulle medie imprese industriali del nord est.
Secondo la ricerca, le medie imprese, proprio grazie alla loro peculiare struttura organizzativa e produttiva, resistono alla crisi e si confermano la punta di diamante del made in Italy all’estero

Su questa pagina del sito dell’Ufficio Studi è disponibile il download dello studio: http://www.mbres.it/it/publications/italian-medium-sized-enterprises

lunedì 30 aprile 2012

Mediobanca

Mediobanca nasce nell’immediato dopoguerra, per conto della Banca Commerciale Italiana (oggi Intesa San Paolo) insieme a Credito Italia (adesso UniCredit) a cui si associa poi il Banco di Roma (poi Capitalia, fusa nel 2007 in UniCredit), per "soddisfare le esigenze a media scadenza delle imprese produttrici" e per stabilire un "rapporto diretto fra il mercato del risparmio e il fabbisogno finanziario per il riassetto produttivo delle imprese".
Nel 1973 l'attività viene estesa alle operazioni di finanziamento con scadenza fino a 20 anni. Sin dalla sua nascita l’istituto sostiene i principali gruppi industriali italiani e insieme a Spafid, gestioni fiduciarie (1948), Compass, credito al consumo (1951) e Selma, ora SelmaBipiemme Leasing, nel leasing (1970) è stato tra i primi ad entrare nel settore parabancario.
Il 1956 è l’anno della sua entrata in Borsa.
Negli anni ’70 il portafoglio di partecipazioni di Mediobanca include Generali (4.5%), Fiat (2.5%), Montedison (2.5%), Olivetti (5%), Pirelli&C (3.3%) e Fondiaria Vita (10%).
Nel gennaio 1988 viene creato un nuovo assetto azionario volto a stabilire l’equilibrio tra soci pubblici e privati, mantenendone però l’indipendenza gestionale. In tale ambito, le tre banche fondatrici riducono il loro possesso dal 57% al 25% del capitale; una quota viene rilevata da un gruppo di imprese private che, raggiungendo una partecipazione equivalente a quella delle tre banche, stipulano con le stesse un sindacato di blocco; la restante quota viene collocata sul mercato nel novembre 1988.
Due anni più tardi nasce Mediobanca International, per operare sul mercato internazionale dei capitali, e nel 1992 è resa operativa Micos, ora CheBanca, per il settore dei finanziamenti immobiliari.
Alberto Nagel e renato Pagliaro, ad e Presidente di Mediobanca
Alberto Nagel e renato Pagliaro, ad e Presidente di Mediobanca
Agli inizi del nuovo millennio si privatizzano Banca di Roma, BNL, Telecom Italia ed Enel e i lavori sono coordinati da Mediobanca. Nel frattempo si amplia il suo portafoglio di partecipazioni (la quota in Assicurazioni Generali viene incrementata sino al 12,5%). Nell'aprile 2000 Banca Commerciale Italiana, cede la sua partecipazione ad altri membri del sindacato di blocco. Nel luglio 2000 viene costituita Duemme, in "joint venture" con Mediolanum, per operare nel "private banking" di fascia alta; la società, denominata poi Banca Esperia, diviene operativa nel luglio 2001. A dicembre 2004 invece, Mediobanca raggiunge il totale controllo di Compagnie Monégasque de Banque (CMB), banca leader nel private banking nel principato di Monaco. Viene creata, in seguito, una succursale a Parigi (luglio 2004) mentre nel 2006 viene aperto l’ufficio di brokeraggio a New York seguito, l’anno dopo, dall’apertura delle filiali di Madrid e Francoforte. A fine 2007 anche UniCredit cede  le azioni che deteneva. L’istituto acquisisce poi Linea dal Banco Popolare e della Banca Popolare di Vicenza. Nel 2008 diventa operativa la sede di Londra, focalizzata sulle attività di capital markets.
Oggi Mediobanca è guidata da Renato Pagliaro, Alberto Nagel e Francesco Saverio Vinci, gruppo direttivo eletto nel 2003.

domenica 19 febbraio 2012

Mediobanca chiude in utile il semestre luglio-dicembre

Mediobanca, l'istituto bancario guidato da Alberto Nagel, Renato Pagliaro e Francesco Saverio Vinci, chiude in utile il semestre luglio-dicembre.
Per il consenso degli analisti l'utile netto sarà di 7 milioni.
I dati dei primi sei mesi dell'esercizio 2011-12, che verranno approvati dall'esecutivo, dal cda e dal patto di sindacato dei soci mercoledì prossimo, potrebbero addirittura essere migliori delle previsioni.
Le maggiori soddisfazioni arrivano dall'estero e dal credito al consumo, confermando la bontà della diversificazione. Mentre il focus resta anche puntato sulla riduzione dei costi.
Questo è quanto riporta oggi il Giornale.

venerdì 20 gennaio 2012

Mediobanca torna in cabina di regia con Renato Pagliaro e Alberto Nagel

Alberto Nagel
Alberto Nagel
È il momento dei tecnici: a Roma il Governo dei professori, a Mediobanca il governo dei banker. Mediobanca è tornata a essere uno snodo centrale nel riassetto del capitalismo nostrano: è particolare che, per merito o eredità, nel susseguirsi di operazioni destinate a modificare la geografia della finanza italiana, negli ultimi tempi si sia sempre ritrovata a centro campo.
La terza generazione manageriale guidata dal presidente Renato Pagliaro e dall'ad Alberto Nagel ha dato però un'impronta nuova alla regia delle operazioni dell'istituto. Sotto l'egida di Enrico Cuccia, il ruolo di cassa di compensazione del capitalismo nostrano si era riflesso nella complessa ragnatela di partecipazioni incrociate che tutt'oggi in parte resiste. Nella stagione di Cesare Geronzi, l'expertise professionale della banca aveva dovuto in qualche modo fare i conti con il capitalismo di relazioni di cui l'ex presidente era gran maestro.
Il passato è passato, ma l'eredità va gestita. La partita aperta del momento – quella di FonSai – era iniziata con Mediobanca sotto scacco. Titolare di un'esposizione da oltre 1 miliardo nei confronti della compagnia – frutto di un prestito senior concesso nel 2003 dall'allora ad Vincenzo Maranghi – l'istituto era stato relegato allo scomodo ruolo di spettatore al tentativo di riassetto centrato sull'ingresso di Groupama nella holding Premafin. La sorprendente evoluzione della vicenda, dopo l'approdo alla direzione generale di FonSai di Piergiorgio Peluso (proveniente da UniCredit, ma con un trascorso nel team di Mediobanca), ha visto invece Mediobanca nel ruolo di pivot con una soluzione assicurativa – l'aggregazione con Unipol – che, per materializzarsi, ha comunque dovuto districarsi tra i vincoli del contesto. Chiaro che per la compagnia delle coop rosse puntare direttamente su FonSai, ignorando Premafin, avrebbe consentito un minor dispendio di energie e di quattrini. Ma senza passare dal salvataggio della holding dei Ligresti, l'operazione non si sarebbe mai concretizzata, visto che UniCredit, azionista obbligato di FonSai con il 6,6% rilevato con l'ultimo aumento di capitale, è esposta consistentemente anche sulla filiera non quotata a monte.
Anche su Edison era iniziata male. Qui si risale indietro di un decennio, ai tempi in cui la scalata Fiat-Edf a Montedison aveva sottratto all'istituto una provincia rilevante dell'impero. Mediobanca era poi rientrata in gioco, con tutt'altro ruolo che quello del "padrone", in appoggio alla cordata italiana che ha tentato il condominio con i francesi nell'attività dell'energia sulla quale si era rifocalizzato il gruppo di Foro Buonaparte. Il compromesso sulla spartizione di Edison tra Edf e le municipalizzate capeggiate da A2A non porta però la firma di Mediobanca, che si è limitata a sottoscrivere la soluzione condotta in porto da Corrado Passera, già in veste di ministro dello Sviluppo economico.
C'è poi il capitolo delle ricapitalizzazioni del credito. Mediobanca si è assunta rischi da capogiro garantendo l'infornata di aumenti di Ubi, Banco Popolare, Mps, Bpm, fino ad arrivare a UniCredit, dove il suo pro-quota, col cappello di co-global coordinator, è di 750 milioni tondi. Ma dove l'intervento dei "tecnici" di Mediobanca è stato davvero di rottura è nella messa in sicurezza della Popolare di Milano, che non avrebbe potuto raccogliere 800 milioni sul mercato senza una svolta nella governance, posta come pregiudiziale dall'istituto guidato da Alberto Nagel per garantire il 30% dell'inoptato. Così, concordando i passi con la Banca d'Italia, si è arrivati al sistema duale e alla consegna delle leve operative a Piero Montani, un manager che proprio Mediobanca anni fa aveva sponsorizzato per l'operazione di risanamento della Popolare di Novara sfociata nelle nozze con la Verona. Anche in Mps è approdato, fresco di nomina, un manager in ottimi rapporti con la premiata ditta, Fabrizio Viola (ex Bper ed ex Bpm). Mediobanca - che ha curato l'ultima ricapitalizzazione da 2,15 miliardi del Monte, ha partecipato al finanziamento da 600 milioni per consentire alla Fondazione di seguire l'aumento e ancor prima aveva confezionato l'operazione dei bond Freshes – probabilmente avrà un ruolo anche nella ristrutturazione della banca tesa a evitare l'ulteriore maxi-aumento suggerito dall'Eba che polverizzerebbe il controllo dell'Ente.
Dalla finanza alla governance, il confine qualche volta è labile. Dall'aggiustamento soft su Telecom con la presidenza esecutiva affidata a Franco Bernabè, a quello clamoroso su Generali sfociato nelle dimissioni di Geronzi. Prossimo test Rcs (che in primavera rinnova il board), dove già la Mediobanca della terza generazione si è fatta promotrice del riassetto che riconsegnato centralità, anche rispetto al patto, al cda della holding, con l'abolizione del consiglio della Quotidiani in formato grandi soci.
(da Il Sole 24 Ore)

martedì 13 dicembre 2011

Alberto Nagel

Alberto Nagel (Milano, 7 giugno 1965) è Amministratore Delegato di Mediobanca e Vicepresidente di Assicurazioni Generali.

Dopo avere conseguito la maturità classica nel 1984 presso l'Istituto Leone XIII, Alberto Nagel si è iscritto a Economia Aziendale all'Università Bocconi di Milano, dove si è laureato nel 1990.

Alberto Nagel
Alberto Nagel
Assunto in Mediobanca il 2 aprile 1991, Alberto Nagel vi ha svolto l'intera carriera con crescenti responsabilità:
  • nel 1991 ha iniziato a lavorare presso il Servizio Finanziario,
  • poi è passato al Segretariato generale del quale è diventato Responsabile nel 1997,
  • con l'evoluzione della struttura Organizzativa di Mediobanca, ha poi assunto la Responsabilità della Divisione Investment Banking,
  • il primo aprile 1995 è stato nominato Funzionario,
  • il primo febbraio 1998 Direttore Centrale,
  • il 12 aprile 2002 Vice Direttore generale,
  • il 14 aprile 2003 Direttore generale,
  • nel luglio 2007 Consigliere Delegato,
  • nell'ottobre 2008 Amministratore Delegato.
Alberto Nagel è inoltre stato Sindaco delle Assicurazioni Generali negli anni compresi fra il 1996 ed il 2004, anno in cui è diventato Amministratore della stessa.
Nel 2010 è stato nominato vicepresidente di Assicurazioni Generali.
Dal luglio 2000 è Consigliere di Amministrazione di Banca Esperia.
È inolte Consigliere di Amministrazione dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI).

domenica 30 ottobre 2011

Mediobanca tiene testa alla crisi: utili per 57 milioni

Alberto Nagel, ad di Mediobanca
Alberto Nagel, ad di Mediobanca
Mediobanca sembra anzi fiduciosa che il momento possa essere propizio per muoversi ed esorta così l'importante partecipata Telecom Italia a fare acquisizioni. «La valorizzazione va fatta per via ordinaria, ma anche straordinaria - dice al riguardo il numero uno di Mediobanca Alberto Nagel -. È un tema importante, condiviso da tutti i soci Telco, ma va rimesso all'ad di Telecom e non prioritariamente ai soci». Sulla partita per l'elezione del rappresentante delle minoranze alla fine non incide il recente tema del collegamento tra i due soci della banca, Cariverona e Unicredit: anche senza il voto di Verona risulta comunque eletto il candidato portato dalle fondazioni, il presidente Carisbo Fabio Roversi Monaco, che vince il testa a testa con il candidato dei fondi, l'economista Francesco Giavazzi. Assogestioni si deve accontentare così di piazzare il suo candidato Natale Freddi alla presidenza del collegio sindacale. Dal Cda appena insediato, per lo più in riconferma di quello uscente, oltre all'intera conferma dell'assetto di vertice emerge anche il nuovo comitato nomine, l'organismo della banca che decide sui vertici delle partecipazioni strategiche: Generali, Telecom e Rcs MediaGroup. Per la prima volta, con il cambio di governance deciso a luglio e approvato con il nuovo statuto varato dall'assemblea, l'organismo non risulta più espressione delle tre anime del patto (banche, soci industriali ed esteri), ma ai tre nomi interni (Renato Pagliaro, Alberto Nagel e Francesco Saverio Vinci) si affiancheranno due indipendenti: Angelo Casò (presidente del patto) ed Elisabetta Magistretti. Tornando ai risultati, nel primo trimestre dell'esercizio 2011-2012 Mediobanca ha registrato utili per 57 milioni e in flessione del 55% rispetto allo scorso anno. Soffrono invece gli indicatori dipendenti dal mercato, i proventi da negoziazione passano da 79,7 milioni a un dato negativo per 12 milioni. L'istituto opera un'ulteriore rettifica su titoli di Stato greci per 44,5 milioni, che allinea il valore al 50% del nominale.
(da Il Tempo di ieri)

martedì 6 settembre 2011

Mediobanca: novità per l'istituto guidato da Alberto Nagel

Per Mediobanca si prospetta un autunno decisivo, con Diego Della Valle che è salito all'1,9% e Vincent Bollorè che punta al 6% (il secondo azionista singolo dopo Unicredit con l'8,6%).
"Ci sono elementi che appartengono al «nuovo corso» dell'istituto guidato da Alberto Nagel, sempre meno holding e più banca d'affari, più internazionale e retail. Un nuovo corso che si ritrova anche nella quotazione: rispetto ad agosto 2010 la capitalizzazione di Mediobanca è rimasta pressoché invariata a 5,5 miliardi. Però 12 mesi fa la partecipazione in Generali (13,2% circa) valeva 3 miliardi, mentre le attività bancarie 2,5. Oggi i pesi si sono invertiti: la quota detenuta nel Leone ha perso circa 500 milioni, la banca ne ha guadagnati 500.
In quanto alla solidità, Mediobanca ha oggi un core tier 1 superiore all'11%. Facendo sempre riferimento ai termini messi sotto osservazione da Basilea 3, l'istituto non mostra tensioni sulla liquidità. Il rapporto fra impieghi (35 miliardi circa) e raccolta (52 miliardi) è pari al 70%: ciò significa che il 30% è liquidità, tesoreria, e che la banca non ha bisogno di raccogliere «a qualunque prezzo», anzi."
Dal punto di vista industriale va segnalato il successo di Che Banca! e l'attenzione alla partita sulla Popolare di Milano. E nel futuro sembra esserci sempre meno holding e maggior impegno sul fronte del "merchant".
(da Corriere della Sera: "Mediobanca: soci e strategie. Nuovo attivismo in Piazzetta Cuccia")

sabato 24 aprile 2010

Cesare Geronzi, presidente di Generali. Sergio Balbinot e Giovanni Perissinotto ad

Cesare Geronzi è il nuovo presidente di Generali.
E' fatta. Adesso la notizia è davvero ufficiale.

Ecco il resto del board:
Vicepresidenti Vincent Bollore', Francesco Gaetano Caltagirone e Alberto Nagel.
Amministratori delegati Sergio Balbinot e Giovanni Perissinotto.

Nel consiglio di amministrazione, che rimarrà in carica per tre anni, Cesare Geronzi, Vincent Bollore', Alberto Nagel, Giovanni Perissinotto, Sergio Balbinot, Ana Botin, Francesco Caltagirone, Diego Della Valle, Leonardo Del Vecchio, Petr Kellner, Angelo Miglietta, Alessandro Pedersoli, Lorenzo Pellicioli, Reinfried Pohl, Paolo Scaroni, Francesco Saverio Vinci con Cesare Calari, Carlo Carraro e Paola Sapienza per la minoranza.

Nel comitato esecutivo il presidente Cesare Geronzi, i tre vice presidenti Vincent Bollore', Francesco Gaetano Caltagirone e Alberto Nagel, gli amministratori delegati Sergio Balbinot e Giovanni Perissinotto, oltre a Leonardo Del Vecchio e Lorenzo Pellicioli.

L'ex presidente Antoine Bernheim è presidente onorario.

venerdì 26 marzo 2010

Cesare Geronzi e Alberto Nagel in Mediobanca, oggi comitato nomine

Cesare Geronzi e Generali. Nuovo aggiornamento:
Alle 15,30 si riunirà il Comitato Nomine che dovrà vagliare la lista dei candidati al consiglio di amministrazione delle Generali, in vista dell'assemblea del 24 aprile.
Cesare Geronzi e Alberto Nagel devono incontrarsi, a norma di statuto, prima della riunione, per esaminare la lista da proporre al comitato, che ha sei componenti: oltre a Cesare Geronzi e Alberto Nagel, ne fanno parte i vicepresidenti Dieter Rampl e Marco Tronchetti Provera, il direttore generale Renato Pagliaro e il finanziere bretone Vincent Bollorè, capofila dei soci esteri della banca.
Ieri sera la lista risultava ancora incompleta, poiché, come scritto nell’ultimo post, Cesare Geronzi e Alberto Nagel non si erano ancora confrontati. (fonte Adnkronos)
Ci sentiamo con un altro post più tardi per aggiornamenti.

giovedì 25 marzo 2010

Cesare Geronzi non ha incontrato Nagel: ancora 2 giorni per accordarsi

Cesare Geronzi, il presidente di Mediobanca, ieri era a Roma, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore. Non c'è stato dunque alcun incontro, né contatto, con l'amministratore delegato Alberto Nagel al quale, da statuto, spetta il compito, sentito il presidente, di proporre la lista per il rinnovo del consiglio di Generali, indicando tra l’altro le preferenze per l'assetto di vertice.
“Alla luce di quanto emerso in questi giorni, sembrava essersi delineata una situazione di perfetta parità tra i componenti del comitato nomine (con l'incognita delle reali intenzioni dei soci francesi). Formalmente però nessun nome è stato speso e la situazione, ancora fluida, dovrà necessariamente confluire verso una soluzione condivisa.
Tre comunque sono le ipotesi spese finora dietro le quinte. C'è anzitutto Cesare Geronzi che, pur avendo finora in pubblico negato interesse per l'incarico a Trieste, non avrebbe lasciato cadere le sollecitazioni in tal senso arrivategli da alcuni azionisti. Nei giorni scorsi si era affacciata anche l'idea della "promozione" alla presidenza dell'attuale amministratore delegato della compagnia, Giovanni Perissinotto. Ma è chiaro che se si formalizza una candidatura Cesare Geronzi (che dalla sua nel comitato nomine può contare sull'appoggio di Marco Tronchetti Provera), la soluzione interna non raccoglierebbe l'unanimità. Infine, c'è l'attuale presidente Antoine Bernheim, che nonostante l'età (compirà 86 anni a settembre), non ha ancora rinunciato a sperare nella riconferma, magari per un periodo limitato.
In questo quadro la discriminante rischia di essere la posizione dei soci francesi, in comitato rappresentati da Vincent Bolloré. L'entourage del finanziere bretone nei giorni scorsi accreditava che Bolloré avrebbe difeso fino all'ultimo il suo mentore Bernheim. Ma le dichiarazioni rilasciate martedì a Parigi, in occasione della presentazione dei conti di Havas, sono parse più tiepide. Bollorè, richiamandosi all'obiettivo dell'unanimità, ha osservato che la lista la fa il comitato nomine di Mediobanca, ma le cariche le decide poi il consiglio di Generali. Sembra un'ovvietà, che si sposa però con il messaggio che arriva dall'entourage di Cesare Geronzi”.
Che dire? Ancora un paio di giorni di pazienza …

giovedì 29 ottobre 2009

Assemblea Mediobanca: utili in crescita per il gruppo di Cesare Geronzi

Come avevo annunciato, ieri si è riunita l'assemblea annuale di Mediobanca.
"Cesare Geronzi si è soffermato sui conti dello scorso esercizio, chiuso al 30 giugno 2009 con soli 2 mln di utile. Ma già in questo esercizio le cose cambieranno. Nel primo trimestre Mediobanca ha visto utili per 200,6 mln di euro dopo tre trimestri consecutivi in perdita. Nel trimestre si è registrata un'ulteriore progressione delle attività bancarie (utile lordo raddoppiato a 235 milioni) trainate dal Corporate & Investment Banking con positivo il contributo del portafoglio partecipazioni. Per l'esercizio in corso, ha rimarcato l'amministratore delegato Alberto Nagel, si prevede "un utile di una certa consistenza".
(Finanzaonline.com)

giovedì 22 ottobre 2009

Ipotesi per il post-Cesare Geronzi

Ma se Cesare Geronzi, come si sta sentendo ultimamente da più fonti, diventasse davvero il presidente di Generali, chi ne prenderebbe il posto alla Presidenza di Mediobanca?

Il problema è delicato, perché Mediobanca è partecipata dai gruppi più importanti dell’industria e della finanza italiana con una presenza influente e attiva di azionisti stranieri.
La decisione sarà degli azionisti, ma, dato il ruolo di Mediobanca nell’economia nazionale, conterà anche il parere del Governo.

Secondo il giudizio del Giornale, all’interno del gruppo sarebbe vista con favore l’ascesa alla presidenza di Alberto Nagel e la conseguente promozione al suo posto di amministratore delegato del direttore generale Renato Pagliaro.

Più interessante per il Governo l’ipotesi di vedere alla presidenza di Mediobanca Vittorio Grilli, il direttore generale del Tesoro, il cui ruolo al ministero forse adesso sta perdendo un po’ di peso per la crescita del capo di gabinetto, Vincenzo Fortunato, sicuramente la persona più ascoltata da Giulio Tremonti.

giovedì 11 giugno 2009

Bollorè e Mediobanca: nessuna uscita dal patto del gruppo di Cesare Geronzi

"Il patto Mediobanca scade in inverno, quindi inizieremo a riunirci a partire da settembre. Ma credo che non ci saranno problemi di sorta per rinnovarlo: mi sembra che nessuno abbia intenzione di ritirarsi, penso che resteranno tutti".
E' quanto ha dichiarato Vincent Bolloré, socio del gruppo di Cesare Geronzi con il 5%.

"Il rinnovo del patto non è affatto scontato, specie dopo le tensioni - legate alla crisi finanziaria - che hanno coinvolto il primo azionista Unicredit. Ma Bolloré, socio e consigliere di Piazzetta Cuccia, sembra allontanare il rischio di qualunque sorpresa: «C’è una grande unanimità tra gli azionisti e sulla governance della banca». Mediobanca «è straordinaria. In un periodo difficile, ottiene risultati operativi ottimi, risente solo del valore dei titoli del suo portafoglio, come Generali, ma con la ripresa della Borsa questo fattore sparirà e l’utile aumenterà in modo importante». In particolare Bolloré ha rilevato come lo sviluppo di CheBanca! sia «molto favorevole». Pieno apprezzamento per i vertici della banca: «Alberto Nagel è una persona di grande talento e l’equipe Geronzi-Nagel-Pagliaro è ottima». Nessuna riunione in Piazzetta Cuccia in vista, comunque: «Prima di settembre è tutto calmo».
E Bolloré ha parlato anche dell’altra importante scadenza in agenda nel 2010: il rinnovo del vertice delle Generali - di cui Mediobanca è il primo socio - con il presidente Antoine Bernheim in scadenza. Ebbene: «Spetta al consiglio di Generali decidere quello che deve essere fatto. Io sono solo consigliere e azionista di Mediobanca. Bernheim è un presidente eccellente e dietro di lui c’è un’équipe che ha mostrato la propria competenza, visto che oggi le Generali sono tra i leader mondiali, considerando che i grandi concorrenti, come Allianz o Axa, vanno meno bene», ha peraltro sottolineato Bolloré. Ieri Bernheim ha ribadito la sua intenzione di non ricandidarsi, aggiungendo comunque che sarebbe felice se gli venisse chiesto di restare.
Sul suo gruppo, Bolloré ha detto che «dovrebbe avere un esercizio 2009 migliore del 2008», sia pure con un fatturato in calo. L’occasione era infatti l’assemblea degli azionisti della società che raggruppa le attività industriali del gruppo francese".
(Il Giornale)

lunedì 18 maggio 2009

La banca di Cesare Geronzi sfida Intesa-Sanpaolo per guidare il superpolo dell’auto

Mediobanca, il gruppo guidato da Cesare Geronzi, sfida Intesa-Sanpaolo per guidare il superpolo dell’auto. Riporto l’interessante articolo di ultimenotizie.tv sulla “guerra tra banche” per il sostegno finanziario al Lingotto.
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Si profila un testa a testa Intesa Sanpaolo-Mediobanca con Unicredit pronto a scendere in campo («E’ importante accompagnare Fiat» disse a gennaio Alessandro Profumo) per strappare la pole position nel sostegno finanziario al Lingotto proteso nel tentativo di creare un mega polo a tre dell’auto da 80 miliardi di fatturato. Che allo stato è ancora incerto perchè, conquistata Chrysler, il negoziato di Sergio Marchionne con Gm si sta rivelando molto più difficoltoso: dagli ultimi contatti avuti con la controparte - con la quale ha ”divorziato” quattro anni - si è reso conto che la strada è accidentata per la presenza di altri competitor i quali avrebbero indotto i vertici del gruppo di Detroit a rivedere l’originaria intenzione di vendere Opel e le altre attività europee a condizione che si acquisti anche il Sud America. «Abbiamo sempre molta simpatia per Fiat», ha detto apertamente Alberto Nagel, consigliere delegato di piazzetta Cuccia, solitamente prudente a parlare di singoli clienti. Ma l’eccezione forse si spiega con la necessità di ”rintuzzare” i ricorrenti scatti di Intesa Sanpaolo: tre volte volte nell’ultima settimana Corrado Passera, una Giovanni Bazoli e un’altra i due - a latere dell’assemblea della banca - insieme a Enrico Salza, hanno rimarcato l’appoggio incondizionato al Lingotto che sta ridisegnando gli equilibri delle quattro ruote a livello mondiale.

Circa un paio di mesi fa Intesa assieme a Unicredit e Calyon ha partecipato al finanziamento da un miliardo di euro a Fiat Finance, la ”tesoreria” lussemburghese di Torino da tenere di riserva in caso di necessità. Le banche italiane si stanno scaldando tanto facendo pressing sugli uomini di Marchionne, su Ubs e Roland Berger per trovarsi ben piazzate nel caso in cui la fase 2 del progetto Marchionne - l’acquisizione di Opel, Saab e Vauhall - andasse in porto. Proprio l’advisor industriale Berger, che siede anche nel cda del Lingotto, costituisce il link tra Mediobanca e Fiat: la società di consulenza globale di Monaco di Baviera è senior advisor della banca d’affari italiana in Germania e anche per questo legame potrebbe favorire il rientro in gioco di Mediobanca al fianco di Fiat. Da dove, su operazioni di rilievo è distante almeno da tre anni quando ha restituito a Torino il 35% della Ferrari che aveva preso Vincenzo Maranghi con un blitz a giugno 2002. Un mese dopo il convertendo di 3 miliardi concesso da un pool di banche italiane (Intesa, Sanpaolo, Unicredit, Capitalia in prima fila), senza Mediobanca, a Fiat.
La ressa delle grandi banche italiane punta a guidare il consorzio che dovrà aprire il rubinetto del credito. E il precedente di Alitalia dove Intesa ha svolto il ruolo di regista a tutto campo getta sale sulla competizione. Serviranno almeno 15 miliardi e, dall’approfondimento delle analisi degli istituti, emerge che Super Fiat, lo spin off dell’auto con dentro Torino, Opel, gli altri marchi, vedrebbe il Lingotto pesare per un valore del 60% e il mondo Gm col 40%. Questo significa che Exor si diluirebbe dal 33% a circa il 18%. La nuova società da quotare in Borsa in tempi più lunghi di quelli previsti (luglio) avrebbe bisogno di una ricapitalizzazione di 2 miliardi. Altri sette miliardi servono per rifinanziare i prestiti di Opel garantiti dallo Stato come ha chiesto Marchionne. E almeno 6 miliardi dovrebbero essere le linee commerciali per sostenere Chrysler e le attività americane di Gm. Ma le condizioni poste da Marchionne sul debito, impianti e occupazione sarebbero considerate inaccettabili dal gruppo americano. Che oltre Magna, avrebbe almeno altri 5-6 pretendenti, alcuni dei quali interessati a uno ”spezzatino”.
(ultimenotizie.tv)

lunedì 11 maggio 2009

Alberto Nagel: la crisi rivela la lungimiranza del progetto Che banca!

Alberto Nagel
Alberto Nagel
La crisi finanziaria ha evidenziato la lungimiranza del progetto CheBanca!, la banca retail di Mediobanca.
Innanzitutto perche' ha sottolineato l'importanza, per un istituto di credito, di disporre di "una base di raccolta diretta stabile". In secondo luogo perche' è emersa la necessita' di "proporre alla clientela prodotti piu' semplici, piu' trasparenti e piu' convenienti" (Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca).

E' quanto è emerso dai dati del primo anno di attività di CheBanca! chiuso con 5,5 mld di raccolta (oltre il doppio del target)

Alberto Nagel sottolinea come il progetto della banca retail abbia convinto molto tutti gli azionisti. "Oggi tutti parlano di prodotti trasparenti e di prodotti comprensibili, ma non era cosi' quando abbiamo cominciato. Noi abbiamo cominciato convincendo Christian Miccoli (amministratore delegato di Che Banca! - ndr) a venire da noi proprio su questa base: una banca che non fosse solo basata sul Web, completa, basata su alcuni valori fondanti. Quando un anno fa abbiamo tradotto tutto questo in un progetto operativo, molti, comprensibilmente, ci hanno preso come degli strani visionari".