Visualizzazione post con etichetta prestiti e finanziamenti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta prestiti e finanziamenti. Mostra tutti i post

giovedì 13 novembre 2014

L’Italia che investe nell’Italia: le attività di CDP in 4 siti e un video



Il tempo di uno spot per cominciare. Quattro minisiti per conoscere meglio Cassa depositi e prestiti. L’Istituto esordisce nel mondo dell’advertising per raccontare la sua lunga storia e il ruolo che svolge ogni giorno per sostenere il Paese. 
Lo fa con una campagna integrata, concepita da Publicis e pianificada da OMD, che va dai periodici alla televisione,  arrivando fino al web. Lo spot, affidato alla casa di produzione Akita, con la regia di Ago Panini e la fotografia di LSD, è scandito dalla voce di uno degli attori italiani più amati, Giancarlo Giannini.
CDP è “L’Italia che investe nell’Italia”. Una frase e un’idea che fanno da filo conduttore non solo alle immagini che scorrono sugli schermi televisivi, ma anche ai minisiti web creati per l’occasione: le pagine sostegno agli enti locali e alla scuola, social housing e la valorizzazione degli immobili, sostegno alle imprese e reti e trasporti sono state create per offrire un quadro completo dell’attività di CDP. Un’attività fatta di investimenti in favore degli imprenditori che desiderano crescere. E al fianco degli enti pubblici che vogliono offrire ai cittadini una vita migliore.

giovedì 25 luglio 2013

Bce: aumenta la stretta sul credito alle imprese, meglio i prestiti alle famiglie per la casa


Su Il Sole 24 Ore:

Le politiche per l'offerta dei prestiti alle imprese sono divenute nel secondo trimestre 2013 «lievemente più restrittive», riflettendo le prospettive sfavorevoli dell'economia e il maggior rischio di credito. Lo rileva l'indagine sul credito bancario della Bce. Emergono, tra i segnali positivi, alcuni spiragli sul credito alle famiglie: «Si è interrotto l'irrigidimento delle condizioni di offerta dei prestiti alle famiglie per l'acquisto di abitazioni, riflettendo le prospettive meno sfavorevoli per il mercato immobiliare», scrive la Banca centrale.

Stretta sul credito alle imprese anche in Italia 

La situazione non cambia in Italia, come registra il focus specifico sul nostro paese a cura della Banca d'Italia. Le politiche di offerta dei prestiti dalle banche alle imprese sono divenute, anche nella penisola, «leggermente più restrittive». L'ulteriore irrigidimento dell'offerta del credito, commenta via Nazionale, «riflette principalmente le prospettive sfavorevoli per l'attività economica e un connesso maggiore rischio di credito». Secondo le banche interpellate anche la domanda è rimasta fiacca nel secondo trimestre sia da parte delle imprese (pochi investimenti) sia da parte delle famiglie (bassa fiducia dei consumatori).

venerdì 31 maggio 2013

Le imprese hanno ora bisogno che la Bce porti il tasso sui depositi sotto-zero

Sul Sole 24 Ore ho trovato questa notizia...

Gli analisti sono divisi soltanto sulla data del prossimo taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea: giugno o luglio? Al netto di questo dubbio la maggior parte è certa che a breve l'istituto di Francoforte ridurrà ulteriormente il costo del denaro, attualmente fissato al minimo storico dell'area euro dello 0,5% (con il tasso sui depositi, quello che la Bce paga alle banche che parcheggiano la liquidità, già azzerato).
Nelle ultime ore l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha esortato il governatore Mario Draghi a intervenire ancora, portando in negativo il tasso sui depositi per scoraggiare quindi le banche dal parcheggiare la liquidità nel conto corrente della Bce. Con la speranza che una parte di questa liquidità finisca invece nell'economia reale, a quelle Pmi che arrancano a causa della chiusura dei rubinetti del credito (nell'ultimo anno secondo Bankitalia lo stock di prestiti bancari alle imprese si è ridotto di 40 miliardi).
Ma il punto è proprio questo: un taglio dei tassi da parte della Bce impatterà positivamente nell'economia reale? Purtroppo la speranza che questa liquidità offerta quasi gratuitamente alle banche venga girata alle imprese sono remote. Per almeno tre motivi:
1) le banche devono rafforzare il patrimonio per via dei vincoli più stringenti di Basilea III;
2) le banche preferiscono fare profitti immediati che profitti a medio-termine (anche perché i bonus ai manager vengono commisurati sui profitti annui). Questo fa sì che spesso risulti più "conveniente" per le aziende bancarie utilizzare la liquidità per compiere operazioni speculative piuttosto che oliare imprese che operano in un tessuto produttivo a Pil calante (quale appunto l'Italia);
3) non esiste una legge/regolamento che obblighi le banche a prestare soldi alle imprese. Una funzione vitale per l'economia che ad oggi rientraperò  tra le facoltà delle banche;
Per cui, l'unica speranza che una parte dell'ulteriore liquidità che finirebbe nelle casse delle banche con un conseguente taglio dei tassi da parte della Bce è che ciò accada per via indiretta. In che modo? Se il tasso sui depositi fosse portato su una soglia negativa potrebbe innescare una vendita di euro comportando a ruota una svalutazione della moneta unica. Svalutazione che risulterebbe "competitiva" per molte imprese e aiutarebbe l'export. Una ripresa dell'export e delle prospettive di utili per le imprese potrebbe poi spingere le banche a trovare più conveniente puntare su imprese nuovamente profittevoli. Ed è così, che al compimento del cerchio, le banche potrebbero tornare a prestare alle imprese la liquidità che comprano oggi a buon mercato dall Bce.
governatore Mario Draghi a intervenire ancora, portando in negativo il tasso sui depositi per scoraggiare quindi le banche dal parcheggiare la liquidità nel conto corrente della Bce. Con la speranza che una parte di questa liquidità finisca invece nell'economia reale, a quelle Pmi che arrancano a causa della chiusura dei rubinetti del credito (nell'ultimo anno secondo Bankitalia lo stock di prestiti bancari alle imprese si è ridotto di 40 miliardi).

lunedì 13 maggio 2013

«Le nuove compravendite», in regalo la Guida pratica alle soluzioni alternative di acquisto degli immobili

Nuove soluzioni con nomi inglesi che vengono in contro a chi vuole vendere ma anche a chi vuole comprare. Il Sole 24 Ore ce le spiega.

Sono indicate con termini inglesi, ma in questo momento di difficoltà per il mercato immobiliare italiano possono rappresentare una valida soluzione. Sia per chi deve vendere sia per chi vuole acquistare.
Si tratta del "rent to buy", del "buy to rent" o dell'"help to buy", espressioni fino a poco tempo fa poco note tra i non addetti ai lavori, ma ora sempre più diffuse e a cui Il Sole 24 Ore dedica una guida pratica che spiega come funzionano e come utilizzarle.
L'attuale crisi del mattone è nota: imprese di costruzione e privati proprietari con la necessità di vendere, ma che non trovano acquirenti; acquirenti che vorrebbero comprare, ma che non hanno le necessarie risorse finanziarie; banche che non concedono credito. Un mix che manda in corto circuito il mercato immobiliare.
Arrivano in aiuto queste nuove soluzioni, diverse tra loro ma con un unico comune denominatore: con esse la stipula di un contratto di compravendita immobiliare non coincide con il pagamento del saldo dell'importo, dovuto dall'acquirente al venditore. Infatti al finanziamento provvede "indirettamente" il venditore accettando di ricevere pagamenti dilazionati nel tempo.
Nel rent to buy, infatti, si stipula un contratto di locazione, che poi si trasforma in un contratto di compravendita quando la somma dei canoni pagati arrivi ad eguagliare il prezzo pattuito per la cessione della proprietà.
Nel "buy to rent", si stipula invece un contratto di compravendita con cui si ha l'immediato passaggio della proprietà pattuendo che il prezzo sarà pagato a rate, ma con una clausola che protegge il venditore in caso di inadempimento del compratore.
Infine c'è l'"help to buy": si stipula un contratto preliminare, l'acquirente versa rate e acconti fino al 20-30% del prezzo pattuito e poi chiede alla banca un mutuo per il resto.
ma che non trovano acquirenti; acquirenti che vorrebbero comprare, ma che non hanno le necessarie risorse finanziarie; banche che non concedono credito. Un mix che manda in corto circuito il mercato immobiliare.

giovedì 7 febbraio 2013

Mutui, perché l'Euribor ha ripreso a salire e fino a dove può arrivare


Ecco cosa ne sarà, secondo il Sole 24 Ore, dei nostri mutui:


L'Euribor è in risalità. Su tutte le principali scadenze (da 1 mese a 12 mesi) l'indice interbancario tanto caro alle famiglie che stanno rimborsando un mutuo a tasso variabile (o si apprestano a stipularne uno) da qualche giorno ha invertito il lungo trend al ribasso che lo ha portato a toccare i minimi di tutti i tempi. Il primo rialzo si è registrato il 24 gennaio, da allora, al piccolo trotto l'Euribor ha continuato a salire. Oggi l'Euribor a 1 mese è stato fissato allo 0,123% (pochi centesimi in più rispetto al minimo storico dello 0,107%) mentre l'Euribor a 3 mesi è stato fissato allo 0,233% (contro
il minimo a 0,181%).
Sia chiaro, si tratta di ritocchi marginali che però vanno comunque analizzati perché le rate della maggior parte dei mutui variabili sottoscritti in Italia, si adeguano di mese in mese proprio alle oscillazioni, seppur minime, di questo parametro.
Ma perché gli Euribor hanno invertito la tendenza? E fino a dove potrebbero muoversi? Proviamo a rispondere a queste due domande, in attesa di avere nuovi lumi dalla Banca centrale europea che domani tornerà - come accade per ogni primo giovedì del mese - a riunirsi in sede ordinaria e a dettare gli aggiornamenti sulla politica monetaria. E con ogni probabilità dovrebbe mantenere il tasso di riferimento (il costo del denaro) allo 0,75%, minimo di sempre per l'Eurozona. 

Perché gli Euribor stanno salendo
Tralasciando le polemiche e le indagini sulla manipolazioni degli Euribor - che recentemente si sono estese alle banche tedesche visto che l'autorità tedesca di regolamentazione dei mercati finanziari Bafin ha deciso di lanciare una inchiesta approfondita e si sta concentrando su quattro dei principali istituti bancari del Paese, tra cui Deutsche Bank e Portigon - possiamo registrare che i primi rialzi dell'Euribor sono inevitabilmente collegati alla notizia della restituzione di capitali ricevuti in prestito dalla Bce da parte di molti istituti europei.
Seconto quanto comunicato dalla Bce a fine gennaio, 278 dei 583 istituti europei che a dicembre dello scorso anno avevano ricevuto prestiti agevolati per un totale di 489 miliardi, ne hanno restituiti 137 (prima della scadenza) alla Bce. Il dato è superiore alle attese e indica sostanzialmente due cose: 1) avvio di un processo di normalizzazione del mercato interbancario; 2) riduzione di liquidità che si è riflessa sui tassi a breve, spingendoli al rialzo.
Così sono balzati i tassi Eonia (una sorta di Euribor in versione ridotta che misurano la media dei tassi interbancari su scambi giornalieri, tassi overnight). Sono risaliti gli Euribor (da 1 a 12 mesi). E sono risaliti anche i titoli di Stato tedeschi con i titoli battuti in asta a 12 mesi tornati positivi dopo che per sette mesi hanno offerto un rendimento negativo e paradossale.
«Sia chiaro, è un movimento ridotto rispetto ai minimi assoluti, prossimi allo 0, siamo risaliti di pochi centesimi - spiega Roberto Anedda, vicepresidente di Mutuionline.it -. Ma è un segnale importantissimo perché finalmente qualcosa sta tornando verso la normalità: sta ad indicare che il mercato interbancario ha cominciato a riaprirsi e questo potrebbe portare a una progressiva normalizzazione degli Euribor (la media storica degli ultimi 10 anni per l'Euribor a 3 mesi è del 3% contro lo 0,23% attuale,ndr)».

Le previsioni sugli Euribor
In questo momento i future che proiettano l'andamento dell'Euribor a 3 mesi da qui a cinque anni indicano una lenta ma costante risalita: il tasso dovrebbe portarsi allo 0,5% a fine 2013 per raddoppiare all'1% a settembre 2014 fino a raggiungere l'1,8% nel settembre 2017. Previsioni che vanno ovviamente prese con le pinze perché attualizzano quello che oggi il mercato pensa accadrà nei prossimi anni. I margini di errore, quindi, sono alti. Ma la tendenza di fondo resta valida: questi Euribor non possono che salire in conseguenza del fatto che il mercato interbancario, e quindi lo stato di salute delle banche dell'Eurozona, non può che migliorare rispetto alla condizione anomala in cui versa in questa fase.

Cosa cambia per i mutui

Una notizia che non farà piacere a chi sta rimborsando un mutuo a tasso variabile che vedrà probabilmente nei prossimi mesi piccoli ritocchi al rialzo delle rate, dopo aver però beneficiato negli ultimi anni della straordinaria caduta degli Euribor. Nel computo algebrico complessivo quindi, in caso di rialzo degli Euribor, andrebbero messi anche gli incredibili vantaggi percepiti dalla generazione di mutuatari fortunati con lo scivolone degli utlimi anni. E poi, un altro dato: le previsioni indicano sì un trend rialzista ma decisamente al piccolo trotto (150 punti base partendo da soglie azzerate) in quattro anni. Ciò significa che la differenza che oggi persiste tra i migliori mutui a tasso variabile (3%) e i migliori a tasso fisso (5%) offre ai "variabili" ancora un margine di vantaggio per valutare seriamente questa opzione, anche alla luce del trend sull'Euribor.
A ciò va aggiunto, per chi oggi si appresta a stipulare un mutuo, che un eventuale rialzo degli Euribor non potrà che essere accompagnato da una contestuale discesa degli spread applicati dalle banche sui mutui. Perché a quel punto le banche non avrebbero più giustificazioni per tenerli alti.

mercoledì 30 gennaio 2013

Mutui, perché uno spread all'1% è ormai un'illusione. Ecco la formula che utilizzano le banche

Il Sole 24 Ore mostra un interessantissimo articolo da non perdere:
Nessuna scossa sul mercato dei mutui. Anche questa settimana è iniziata con gli stessi spread. Mediamente al 4,05%, nelle migliori offerte al 2,85% (tasso variabile) e 3% (tasso fisso). Una storia che ormai va avanti da oltre un anno.
A quanto risulta al Sole 24 Ore, però qualche istituto è pronto a lanciare a breve campagne pubblicitarie per rilanciare le erogazioni di mutui attraverso una riduzione degli spread verso quota 2,7%. Decisivo sarà l'esito delle elezioni. Alcuni istituti, infatti, prima di ridurre un po' gli spread (e rendere quindi più competitivi i mutui in un mercato immobiliare peraltro ingessato anche da una bassa domanda) aspettano di vedere come andrà la tornata elettorale di fine febbraio sperando che non porti scossoni al debito pubblico e all'altro spread, quello tra BTp e Bund.
In ogni caso, pur ipotizzando uno scenario elettorale poco turbolento e considerando che negli ultimi mesi le banche hanno beneficiato dello scudo anti-spread lanciato da Draghi e dell'allentamento dei vincoli patrimoniali dei Basilea III, le aspettative di riduzione degli interessi sui nuovi mutui restano magre. Se è vero che le nuove migliori offerte si potrebbero attestare con uno spread intorno al 2,7%, è vero anche che siamo lontani anni luce da luglio 2011, quando si stipulavano mutui in Italia con sopread allo 0,9%.
Perché siamo ancora così distanti? Per capirlo bisogna scomporre lo spread e vedere come le banche lo calcolano.
Innanzitutto usciamo da un luogo comune, quello che vede lo spread associato al margine di guadagno della banca sul mutuo. Il margine di guadagno è uno dei tre elementi che compongono lo spread. Gli altri due sono: il costo di raccolta del denaro all'ingrosso e i costi di copertura dal rischio di oscillazione dei tassi.

I costi di raccolta
Quanto al primo punto le banche, come qualsiasi negoziante, comprano il denaro all'ingrosso (mercato interbancario) e lo rivendono a un costo maggiorato al dettaglio (attraverso prestiti e mutui).
Come si misurano i costi di raccolta capitali delle banche sul mercato interbancario? Normalmente basta vedere l'andamento dei principali indici interbancari, gli Euribor (per le durate brevi, da 1 settimana a 12 mesi) e gli Eurirs (per le durate più lunghe) . La crisi finanziaria in corso ha però evidenziato le lacune del cacolo dell'Euribor, che esprime la sintesi dei tassi a cui un panel di 39 banche internazionali (perlopiù europee) dichiara di prestarsi soldi. In questo momento l'Euribor a 1 mese è allo 0,12% mentro quello a 12 mesi è allo 0,6%. Tassi molto bassi, addirittura più bassi del tasso di riferimento della Bce (0,75%). Poi ci sono gli Eurirs che viaggiano più cari in quanto la durata aumenta: il tasso a 10 anni è all'1,87%, quello a 20 al 2,39% e quello a 25 al 2,43%. Si tratta dei minimi di tutti i tempi.


giovedì 10 maggio 2012

Lavoro: secondo la Bce sviluppi negativi in arrivo

Secondo la Banca Centrale Europea i paesi che hanno perso produttività dovrebbero «rafforzare la concorrenza nei mercati dei beni e servizi e la capacità di aggiustamento salariale e occupazionale delle imprese. […] Se da un lato la necessaria azione di riequilibrio complessivo dei conti grava sull'espansione economica nel breve periodo, dall'altro la sua riuscita attuazione contribuirà alla sostenibilità delle finanze pubbliche e quindi alla riduzione dei premi per il rischio sul debito sovrano». Secondo l'Eurotower, una maggiore fiducia nei conti pubblici favorirebbe gli investimenti privati e la crescita a medio termine.

La Bce interviene anche specificamente in tema di lavoro ed avverte che il settore continua ad indebolirsi. La disoccupazione infatti aumenta e le prospettive in tal senso sembrano volgere in negativo.
Buone notizie arrivano però in materia di debito privato. L’Italia , infatti, secondo il bollettino mensile della Bce, è il paese dell'Eurozona con il debito del settore privato più basso dopo Francia e Grecia. A riguardo, posta una soglia di allarme di 160 punti per il debito privato, l'indicatore sull'Italia per il 2010 si attesta a 126,4 punti, dietro solo ai 159,8 punti della Francia e ai 124,1 punti di Atene e addirittura davanti alla Germania (128,1 punti).
Situazione molto differente è invece quella del debito pubblico, tallone d’Achille dell’Italia, che occupa il secondo posto dopo la Grecia.
Per quanto riguarda il credito alle famiglie e alle imprese, secondo la Bce la stretta sarebbe stata allentata. Questa sarebbe la conseguenza della stabilizzazione delle condizioni finanziarie nel primo trimestre dell’anno. «In linea con quanto si prefiggevano le misure dell'Eurosistema», si legge nel bollettino, «è stata evitata una correzione brusca e disordinata dei bilanci degli enti creditizi. […]A tale riguardo, i risultati dell'indagine sul credito bancario di aprile indicano che l'inasprimento netto dei criteri applicati dalle banche dell'area dell'euro per la concessione di prestiti a società non finanziarie e famiglie è diminuito in misura notevole nel primo trimestre dell'anno rispetto a fine 2011, anche per effetto del miglioramento delle condizioni di finanziamento delle banche, pur a fronte di una domanda di credito “rimasta modesta”».

martedì 10 gennaio 2012

Sos usura: 190mila imprese chiuse per debiti

L'usura continua a crescere e, complice la crisi economica, sta conoscendo un vero e proprio boom. Sono 10mila le imprese che in tre anni, dal 2008 al 2011, hanno chiuso i battenti per debiti o usura. A lanciare l'allarme è Sos Impresa e Confesercenti nel XIII rapporto "Le mani della criminalità sulle imprese".

L'indebitamento delle imprese ha raggiunto i 180mila euro, quasi raddoppiandosi nell'ultimo decennio. Anche i fallimenti sono cresciuti vorticosamente: +16,6% nel 2008 e +26,6% nel 2009. Allarmanti, poi, i dati del 2010 riferiti al primo trimestre con fallimenti in crescita del 46%. Tradotto in numeri questo significa che 3.226 aziende hanno fatto ricorso alle procedure fallimentari, con un trend che farà superare abbondantemente le 12mila chiusure. Sono 200mila, in sostanza, i commercianti coinvolti in rapporti con l'usura, ma le posizioni debitorie vanno stimate inoltre 600mila unità. E con la crisi è aumentato il numero degli usurai che oggi sono passati da circa 25mila a oltre 40mila.

Quanto all'identikit della vittima dell'usura, il fenomeno colpisce solitamente commercianti che operano nel dettaglio tradizionale, come alimentaristi, gestori di negozi di abbigliamento e calzature, fiorai. Sono queste "le categorie che - rileva il rapporto - oggi pagano, più di ogni altro comparto, il prezzo della crisi.

Da segnalare, infine, l'ingresso della criminalità organizzata, soprattuto della camorra, nell'attività usuraia. Secondo il rapporto "molti boss non considerano più spregevole tale attività, anzi il titolo di usuraio mafioso si inserisce compiutamente in quell'economia corsara, immensamente ricca e altrettanto spregiudicata. Le operazioni censite che hanno coinvolto esponenti della criminalità organizzata sono aumentate in tre anni del 52,5%.
(da TMnews)

venerdì 30 settembre 2011

Massimo Caputi: più capitali per Italia

Massimo Caputi
Massimo Caputi di Idea Fimit
Massimo Caputi, consigliere delegato della nuova Idea Fimit- sgr leader in Italia di finanza immobiliare -, al seminario organizzato da Giulio Tremonti sul Patrimonio Pubblico, ha dichiarato: “Si devono varare con grande urgenza norme che consentano agli investitori esteri di ritornare in Italia”.
 “Il Paese - ha continuato Massimo Caputi -  può ritornare ad essere un mercato, senza svendere nulla, ma ricorrendo a finanziarizzazioni in Long Lease come in Gran Bretagna sia per immobili, sia per le concessioni, ma è indispensabile che il prossimo decreto del Governo preveda poche norme che diano certezza agli Investitori esteri, fuggiti dopo l’introduzione della supertassazione per chi detiene piu del 5% di un Fondo Immobiliare”
“Senza capitali istituzionali esteri  - ha concluso Massimo Caputi - è impensabile portare avanti un virtuoso processo di valorizzazione e si rischia di cadere in operazioni d’emergenza i cui esiti sono sempre a forte rischio”.
(da Il Quotidiano Immobiliare)

venerdì 20 novembre 2009

Cariromagna: un plafond per la ripresa delle imprese

Cariromagna (istituto delGruppo Intesa Sanpaolo), Confartigianato Federimprese dell'Emilia Romagna e CNA dell'Emilia Romagna hanno presentato ieri a Forlì un progetto di sostegno per la ripresa alle imprese che hanno risentito maggiormente della crisi, soprattutto in termini di diminuzione del fatturato. L'accordo prevede la messa a disposizione da parte del Gruppo Intesa Sanpaolo di un plafond complessivo di 3 miliardi di euro.

"La Banca dei Territori, di cui Cariromagna - afferma il direttore generale di Cariromagna Franco Dall'Armellina - è parte integrante, si dimostra ancora una volta vicina al tessuto produttivo, proponendo risposte concrete alla crisi economica nazionale che attanaglia soprattutto le micro e piccole imprese.Così, come ha fatto e sta facendo per le associazioni degli industriali della Romagna, la nostra banca, attraverso le sue 123 filiali, propone interventi mirati per le associazioni dell'artigianato, per rafforzarne la competitività e favorirne la crescita."

giovedì 10 settembre 2009

Trento contro la crisi: prestiti d’onore ai disoccupati

Leggo su Prestitoblog di questa iniziativa anti-crisi della provincia di Trento:

"Nella provincia autonoma di Trento, fino al 24 settembre, sarà possibile presentare una domanda per accedere ai prestiti d’onore erogati dall’Agenzia del Lavoro della città, situata in via R. Guardini 75. È la seconda volta che l’Agenzia del Lavoro del capoluogo trentino apre l’accesso ai prestiti d’onore.Tale iniziativa è rivolta ai cittadini residenti nel comune e nella provincia di Trento che siano attualmente inoccupati o disoccupati per favorire l’iniziativa imprenditoriale, fondando quindi piccole imprese da avviare e sostentare coi finanziamenti del prestito. Tra tutte le domande pervenute saranno solo 15 coloro che avranno accesso al prestito; ogni prestito avrà un importo massimo di 38mila euro come capitale d’avviamento. La certificazione dello stato di disoccupazione o di inoccupazione sarà premura dei Centri per l’Impiego presso cui si è iscritti. L’accesso al prestito d’onore permette anche l’accesso ad un percorso della durata di quattro settimane ai fini di orientamento e di formazione prima di intraprendere l’attività. Nelle priome fasi di vita dell’attività imprenditoriale, poi, si potrà contare sul sostegno di tutor specializzati che aiuteranno e consiglieranno nella gestione dell’attività."
(http://www.prestitoblog.it/2009/08/trento-prestiti-donore-ai-disoccupati/)

mercoledì 9 settembre 2009

I debiti degli italiani e le richieste del Codacons

Secondo i dati raccolti dal Codacons, in scia a un rapporto della CGIA Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese), dall'introduzione dell'euro ad oggi l'indebitamento medio delle famiglie italiane è cresciuto di oltre 80 punti percentuali.

Secondo l’Associazione, questi dati avvalorerebbero il disinteresse dimostrato dal Governo verso famiglie e consumatori, indirizzando tutti gli aiuti a istituti di credito e imprese.
Provvedimenti come la social card e il bonus familiare, secondo il Codacons sono solamente delle “misure spot”, visto che la carta acquisti è stata acquisita da seicentomila persone quando invece, in accordo con quanto ha reso noto l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), le famiglie che sono sulla soglia di povertà sono oltre 4,5 milioni.

Il Codacons chiede da tempo alcune misure a costo zero, tra cui, per esempio il doppio prezzo euro-lira, il rafforzamento dei poteri dell’Antitrust, gli orari di apertura liberi dei negozi, il blocco dei pignoramenti immobiliari e la liberalizzazione dei saldi.

martedì 8 settembre 2009

Crisi e prestiti personali

Sono tempi di grande incertezza finanziaria e le banche non vogliono prendersi grandi rischi. Il risultato è un aumento dei tassi di interesse sui prestiti e un abbassamento della soglia massima di capitale che è possibile prendere a prestito.
Rimando a questi 2 post di Assicurazioni e banche che riassumono efficacemente la situazione e le proposte dei diversi istituti:
- Cala l’importo massimo dei prestiti
- Prestiti personali: tassi in aumento

lunedì 7 settembre 2009

Accesso al credito difficile per un’impresa su cinque

Secondo Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere, “nella concessione del credito alle imprese molto spesso la conoscenza deve e può contare più dei dati di bilancio”

In Italia sarebbero soprattutto le banche più radicate nel territorio a concedere il credito e a dare fiducia agli imprenditori rispetto ai grandi gruppi operanti nel credito.

Un’indagine condotta dal Centro Studi di Unioncamere, mette in evidenza come negli ultimi sei mesi più del 20 % delle imprese abbia avuto difficoltà nell’accesso al credito, con il conseguente rischio di ricorso all’usura. Le rilevazioni mettono in evidenza come il saldo tra le aziende che hanno avuto pratiche di finanziamento con esito positivo e quelle con esito negativo sia sceso di quasi due punti percentuali per i grandi gruppi bancari, mentre per gli istituti di credito locali, e quelli di credito cooperativo, tale percentuale è invece cresciuta di quasi quattro punti percentuali.

venerdì 4 settembre 2009

Contro la crisi, dialogo e riforme

Mercoledì sera si è tenuto a Brescia un incontro dedicato a crisi, lavoro e imprese.
Relatori Marco Fenaroli, segretario generale Cgil, Gianfranco Dallera, presidente Aib, e Adriano Paroli, sindaco della città.
Tra le necessità emerse, il bisogno di dialogo tra le parti e di cambiare alcune leggi che zavorrano le realtà virtuose, quelle che riescono a contrastare con la forza delle idee e dell’innovazione la congiuntura sfavorevole.

Secondo Fenaroli, "bisogna ritarare il numero di cittadini che hanno perso o che rischiano di perdere il lavoro. Servono, poi, i fondi per altri due anni di cassa integrazione. Il governo deve riuscire a trovare la copertura finanziaria, altrimenti sarà una tragedia sociale”.

Per Dallera il sistema deve invece diventare più meritocratico, anche per quanto riguarda la contrattazione salariale: "Dobbiamo portare la negoziazione dove viene prodotta la ricchezza, è l'unico modo per andare avanti. La cosa che mi preoccupa di più, comunque, è che si proceda senza prendere decisioni per paura di sbagliare.

Tutti e tre gli interlocutori, hanno contestato aspramente il sistema bancario italiano che, "invece di aiutare le imprese si è chiuso a riccio" (Dallera), che "ha causato la crisi ma che mette ancora in giro titoli spazzatura" (Fenaroli), e che "invece che aiutare le giovani coppie sulla prima casa mette una serie di paletti e sembra che punti a fare l’utile alzando il costo dei conti corrente" (Paroli).

Tremonti, le banche e i finanziamenti alle imprese

Secondo Il Tempo, il ministro dell'economia Giulio Tremonti starebbe mandando avanti da mesi una guerra contro gli istituti di credito perché concedano i finanziamenti alle aziende, provate dalla crisi. “Ci ha provato prima con una «moral suasion», poi ha mandato i prefetti a sorvegliare che non ci fossero scelte arbitrarie da parte delle banche nella richiesta di prestiti. Infine ha inserito nel dl anticrisi un emendamento con il quale si dà la possibilità agli ispettori del ministero del Tesoro di poter accedere ai documenti della Banca d'Italia. Una serie di provvedimenti che servono a garantire proprio il sistema delle imprese. E sempre ieri, presentando il Dpef davanti alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato Giulio Tremonti ha spiegato come il governo ha affrontato la crisi economica.”

giovedì 3 settembre 2009

MPS: piano anticrisi per le PMI marchigiane

La Banca Monte Paschi di Siena ha proposto un piano anticrisi per le PMI marchigiane.

- A tutte le imprese che non licenzieranno e non faranno ricorso alla cassa integrazione, MPS rimborserà il 2 %. In pratica l'azienda pagherà il 5 % di interesse (si tratta di un prodotto a tasso fisso), ma alla fine dell'anno, se non ci saranno licenziamenti, gli verrà rimborsato il 2%.

- Tutte le aziende che riusciranno ad esportare almeno il 10% di quanto esportavano lo scorso anno avranno uno sconto del 25 % sullo spred nei finanziamenti a tasso variabile.

- Le aziende potranno sospendere per 12 mesi il pagamento della quota capitale dei finanziamenti.

- Verranno prorogati di sei mesi i finanziamenti concessi in virtù di lavori svolti verso le PA, per tamponare i ritardi nei pagamenti degli enti pubblici.

- Verranno concessi finanziamenti per capitalizzare l'azienda stessa e per ristrutturare il debito aziendale.

martedì 1 settembre 2009

Cesare Geronzi: attività e specificità delle banche

Cesare Geronzi dà una definizione delle attività e delle specificità delle banche:
“La banca è quella istituzione la cui attività più tipica consiste nel fare prestiti e ricevere depositi dal pubblico, una parte rilevante dei quali ha natura monetaria e circola sulla base di un rapporto strettamente fiduciario. Sono servizi necessari al funzionamento del sistema economico e con forti esternalità, qualcuno li include addirittura tra i beni pubblici."
"Questa attività - continua Cesare Geronzi - seppure non esaurisce una realtà che si è molto arricchita nel tempo (basti pensare alle operazioni di gestione del rischio, di varia allocazione di risorse finanziarie, di monitoraggio e di consulenza), già rivela la particolarità e specificità delle banche.”

lunedì 31 agosto 2009

Più debiti, interessi più alti

Rispetto al 2007, le famiglie italiane si indebitano di più, con una crescita dei prestiti personali pari al +1,4 %. Il valore complessivo erogato è di circa 60,7 miliardi di euro, dei quali il 35 % è rappresentato dai prestiti personali (fonte Osservatorio Assofin).

Contestualmente i tassi di interesse applicati ai finanziamenti ai privati concessi dalle banche, aumentano. Rispetto a marzo 2007, infatti, il Taeg, cioè il tasso di interesse complessivo applicato ad un finanziamento, è aumentato, in media, del 19,50%, passando da quota 9,6387% di due anni fa all’attuale 11,52 % (fonte Osservatorio Finanziario).
“Il motivo - spiega Luciano Ambrosone, Responsabile Prodotti di Impiego, Direzione Marketing e Privati, Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo - è che la crisi finanziaria internazionale ha determinato delle tensioni sia sul costo della raccolta per le operazioni di medio-lungo termine, sia sul rischio di credito. Entrambe queste componenti rappresentano un costo e assorbono una parte dello spread applicato al cliente. È chiaro dunque che quando questi costi aumentano è necessario ricercare nuovi punti di equilibrio”.

martedì 14 luglio 2009

Assemblea Consob: secondo Cesare Geronzi, Cardia sta lavorando bene

Si è svolta ieri l'assemblea annuale della Consob, Commissione Nazionale per le Società e la Borsa
Il presidente Lamberto Cardia ha ricordato la necessità di una regolamentazione dei mercati omogenea a livello internazionale, ha insistito sulla trasparenza e ha rilanciato l'allarme-crisi sul credito alle piccole imprese.
Cesare Geronzi, presidente di Mediobanca, ha affermato che Cardia ''sta lavorando molto bene'' e Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, ha commentato la relazione parlando di ''molti richiami, molto giusti''.

Piu' articolato il commento di Corrado Fissola, presidente dell'Abi, che ha replicato precisando che non e' del tutto vero che le banche stiano facendo mancare la liquidita' alle imprese e che ''i flussi di credito sono abbondanti e non hanno creato al momento danni particolari'' , mentre il problema vero sarebbe ''il riposizionamento di ogni impresa in ogni settore sul nuovo livello di domanda post crisi che nessuno conosce''.