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venerdì 20 gennaio 2012

Mediobanca torna in cabina di regia con Renato Pagliaro e Alberto Nagel

Alberto Nagel
Alberto Nagel
È il momento dei tecnici: a Roma il Governo dei professori, a Mediobanca il governo dei banker. Mediobanca è tornata a essere uno snodo centrale nel riassetto del capitalismo nostrano: è particolare che, per merito o eredità, nel susseguirsi di operazioni destinate a modificare la geografia della finanza italiana, negli ultimi tempi si sia sempre ritrovata a centro campo.
La terza generazione manageriale guidata dal presidente Renato Pagliaro e dall'ad Alberto Nagel ha dato però un'impronta nuova alla regia delle operazioni dell'istituto. Sotto l'egida di Enrico Cuccia, il ruolo di cassa di compensazione del capitalismo nostrano si era riflesso nella complessa ragnatela di partecipazioni incrociate che tutt'oggi in parte resiste. Nella stagione di Cesare Geronzi, l'expertise professionale della banca aveva dovuto in qualche modo fare i conti con il capitalismo di relazioni di cui l'ex presidente era gran maestro.
Il passato è passato, ma l'eredità va gestita. La partita aperta del momento – quella di FonSai – era iniziata con Mediobanca sotto scacco. Titolare di un'esposizione da oltre 1 miliardo nei confronti della compagnia – frutto di un prestito senior concesso nel 2003 dall'allora ad Vincenzo Maranghi – l'istituto era stato relegato allo scomodo ruolo di spettatore al tentativo di riassetto centrato sull'ingresso di Groupama nella holding Premafin. La sorprendente evoluzione della vicenda, dopo l'approdo alla direzione generale di FonSai di Piergiorgio Peluso (proveniente da UniCredit, ma con un trascorso nel team di Mediobanca), ha visto invece Mediobanca nel ruolo di pivot con una soluzione assicurativa – l'aggregazione con Unipol – che, per materializzarsi, ha comunque dovuto districarsi tra i vincoli del contesto. Chiaro che per la compagnia delle coop rosse puntare direttamente su FonSai, ignorando Premafin, avrebbe consentito un minor dispendio di energie e di quattrini. Ma senza passare dal salvataggio della holding dei Ligresti, l'operazione non si sarebbe mai concretizzata, visto che UniCredit, azionista obbligato di FonSai con il 6,6% rilevato con l'ultimo aumento di capitale, è esposta consistentemente anche sulla filiera non quotata a monte.
Anche su Edison era iniziata male. Qui si risale indietro di un decennio, ai tempi in cui la scalata Fiat-Edf a Montedison aveva sottratto all'istituto una provincia rilevante dell'impero. Mediobanca era poi rientrata in gioco, con tutt'altro ruolo che quello del "padrone", in appoggio alla cordata italiana che ha tentato il condominio con i francesi nell'attività dell'energia sulla quale si era rifocalizzato il gruppo di Foro Buonaparte. Il compromesso sulla spartizione di Edison tra Edf e le municipalizzate capeggiate da A2A non porta però la firma di Mediobanca, che si è limitata a sottoscrivere la soluzione condotta in porto da Corrado Passera, già in veste di ministro dello Sviluppo economico.
C'è poi il capitolo delle ricapitalizzazioni del credito. Mediobanca si è assunta rischi da capogiro garantendo l'infornata di aumenti di Ubi, Banco Popolare, Mps, Bpm, fino ad arrivare a UniCredit, dove il suo pro-quota, col cappello di co-global coordinator, è di 750 milioni tondi. Ma dove l'intervento dei "tecnici" di Mediobanca è stato davvero di rottura è nella messa in sicurezza della Popolare di Milano, che non avrebbe potuto raccogliere 800 milioni sul mercato senza una svolta nella governance, posta come pregiudiziale dall'istituto guidato da Alberto Nagel per garantire il 30% dell'inoptato. Così, concordando i passi con la Banca d'Italia, si è arrivati al sistema duale e alla consegna delle leve operative a Piero Montani, un manager che proprio Mediobanca anni fa aveva sponsorizzato per l'operazione di risanamento della Popolare di Novara sfociata nelle nozze con la Verona. Anche in Mps è approdato, fresco di nomina, un manager in ottimi rapporti con la premiata ditta, Fabrizio Viola (ex Bper ed ex Bpm). Mediobanca - che ha curato l'ultima ricapitalizzazione da 2,15 miliardi del Monte, ha partecipato al finanziamento da 600 milioni per consentire alla Fondazione di seguire l'aumento e ancor prima aveva confezionato l'operazione dei bond Freshes – probabilmente avrà un ruolo anche nella ristrutturazione della banca tesa a evitare l'ulteriore maxi-aumento suggerito dall'Eba che polverizzerebbe il controllo dell'Ente.
Dalla finanza alla governance, il confine qualche volta è labile. Dall'aggiustamento soft su Telecom con la presidenza esecutiva affidata a Franco Bernabè, a quello clamoroso su Generali sfociato nelle dimissioni di Geronzi. Prossimo test Rcs (che in primavera rinnova il board), dove già la Mediobanca della terza generazione si è fatta promotrice del riassetto che riconsegnato centralità, anche rispetto al patto, al cda della holding, con l'abolizione del consiglio della Quotidiani in formato grandi soci.
(da Il Sole 24 Ore)

venerdì 10 dicembre 2010

Cesare Geronzi: crisi economica? l'Italia sta meglio dell'Europa

Cesare Geronzi, nel corso di un intervento alla Cattedra di san Giusto alla diocesi di Trieste, commenta la situazione della crisi economica in Italia:
"Se l’Europa piange, l’Italia nel suo piccolo può comunque farsi forza dello stato di salute delle sue banche, grazie ai processi di consolidamento degli anni Novanta, alla vigilanza della Banca d’Italia, allo scudo offerto dal governo e alla politica di finanza pubblica che ha consentito di avere le spalle coperte dalla messa in sicurezza dei conti dello Stato".
Tuttavia, Continua Geronzi, per l’Italia "una crescita tra l’1,1% e l’1,2% non è adeguata a contrastare la disoccupazione che è giunta all’8,6%, il punto più alto dal 2004".
In questo scenario di crisi delle imprese e dei conti pubblici, per Cesare Geronzi è urgente che vengano ripristinati dal governo i fondi per il 5 per mille, necessari per finanziare il cosiddetto "terzo settore", l’unico che può sostenere la sussidiarietà nel Paese.

martedì 7 dicembre 2010

Cesare Geronzi: le società di assicurazioni in tempo di crisi

Nell'attuale scenario di crisi, Cesare Geronzi rivendica che "per le Generali, come per le altre società assicurative europee operanti sia nel ramo vita sia nel ramo danni, non si sono resi necessari aumenti di capitale, ma si è avuta esclusivamente una riduzione temporanea del dividendo per il 2009".
"Ora ci accingiamo a presentare un risultato di esercizio senz’altro soddisfacente. Il nuovo anno sarà affrontato con un rafforzamento organizzativo e un potenziamento delle strategie".

Il tema caldo è la nomina del country manager per l’Italia, previsto dalla governante ma ad oggi vacante, per il quale si da il nome dell’attuale cfo, Raffaele Agrusti.
"Deciderà il Consiglio di Amministrazione - ha detto Cesare Geronzi - io posso solo dare un contributo nel momento delle decisioni. Agrusti? E’ tanto bravo che può fare qualunque cosa".
A buon intenditor...

venerdì 3 dicembre 2010

Cesare Geronzi: contro la crisi economica serve più Europa

Cesare Geronzi, su Milano Finanza di oggi, parla di crisi economica e moneta unica:

"Sarebbe catastrofico oggi decidere l'uscita dall'euro". Cesare Geronzi non usa perifrasi per dire come la pensa sulla moneta unica nel pieno della crisi finanziaria che sta fiaccando l'Europa. Il presidente delle Generali, intervenuto alla Cattedra di san Giusto alla diocesi di Trieste, ritiene piuttosto che serva più Europa in questa fase, e addirittura si spinge anche oltre, affermando la "crucialità di una governante globale da costruire, fino all’ipotesi della realizzazione di una sorta di embrionale banca centrale globale", su cui "non si dovrebbe ulteriormente indugiare".
Se l’origine della crisi è la mancanza di regole, sono queste che devono tornare sulla scena politica, sostiene Cesare Geronzi. E’ mancata la regolamentazione finanziaria a livello globale, fondata su Fondo monetario, Banca Mondiale, Organizzazione mondiale del commercio e Financial stability board. Anche il vertice G20 di Seul ha prodotto un risultato deludente, con impegni generici contro il protezionismo e le svalutazioni competitive: "L’unica misura concreta approvata riguarda Basilea3". Anche a livello europeo, continua Cesare Geronzi, "al di là della nuova architettura della vigilanza che decollerà il primo gennaio, che non è una riforma sostanziale", non sono stati fatti passi consistenti: "Nulla si è fatto in materia di derivati", nonostante la necessità di regolarne gli scambi su una piattaforma centralizzata. Mentre serve molto di più: l’alternativa all’uscita dall’euro è piuttosto "un progresso nei meccanismi di integrazione verso un vero governo economico, obiettivo ben diverso dalla rielaborazione in corso del patto di stabilità.
In particolare bisogna rafforzare l’Eurosistema e dotare le istituzioni comunitarie di un piano anticontagio generale. Non va perso altro tempo nell’affrontare il caso del Portogallo". E bene, secondo Cesare Geronzi, fa il governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, a tenere alta la guardia contro le tensioni finanziarie sempre in agguato.

martedì 5 ottobre 2010

Secondo Paolo Scaroni, compensi dei manager cresciuti in modo spropositato

Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni e membro del consiglio di amministrazione del gruppo Generali di Cesare Geronzi, solleva il problema dei compensi troppo alti ai manager.

"Negli ultimi anni le remunerazioni dei manager sono aumentate "in modo sproporzionato". Fra i dirigenti e i comitati di remunerazione "si e' creato un circuito chiuso che si e' autoalimentato". Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni, sottolinea il problema degli alti compensi dei manager, cresciuti a dismisura negli ultimi anni. Partecipando a un convegno sul tema organizzato dalla Fondazione Istud e dalla Fondazione Ambrosianeum a Milano, Paolo Scaroni ha spiegato che "le remunerazioni dei manager dovrebbero essere meglio proporzionate". E in Italia il problema "e' ancora piu' grave perche' spesso il manager coincide con l'azionista". Paolo Scaroni ha poi citato il caso di Generali, un gruppo "che puo' funzionare come un benchmark italiano. Paolo Scaroni, che e' anche membro del cda del gruppo assicurativo, ha spiegato che "siamo arrivati a definire un meccanismo, un sistema di coinvestimento che prevede un allineamento del manager agli azionistiIl manager, ha spiegato Paolo Scaroni, "prende dei bonus annuali e li investe in azioni Generali e dopo un certo numero di anni puo' avere in regalo azioni, tante se ha fatto bene e zero se ha fatto male. Si tratta certamente - ha concluso - di un meccanismo sano"."
(dal blog di Fabio Barnetta, Paolo Scaroni solleva il problema dei compensi troppo alti ai manager)

lunedì 24 maggio 2010

Cesare Geronzi: Generali ha quintuplicato l’utile grazie a innovazione e competitività

Generali, con il suo nuovo board guidato da Cesare Geronzi, non soffre la crisi e archivia il primo trimestre dell'anno con un utile cinque volte superiore a quello dello stesso periodo del 2009.

L'utile netto dei primi tre mesi è infatti salito a 527 milioni di euro rispetto ai 104 milioni del primo trimestre dello scorso anno e soprattutto a fronte delle aspettative di mercato che indicavano 477 milioni.

Cesare Geronzi ha evidenziato «la capacità d'innovazione e la competitività del Gruppo che ha dimostrato di essere in grado di migliorare la redditività e di corrispondere alle aspettative di una clientela diversificata». E questo grazie alla strategia di «sviluppare la linea tradizionale di tutela del risparmio per rispondere alla crescente concorrenza a livello internazionale».

Nella nuova era di Generali, ha detto ancora Cesare Geronzi, ci sarà «un'ulteriore crescita, un forte radicamento in Italia».

lunedì 26 aprile 2010

Anche Luigi Vianello e Angelo De Mattia nella squadra di Cesare Geronzi

Cesare Geronzi, nel gruppo Assicurazioni Generali, eserciterà compiti di "sovraintendenza sull'attuazione delle delibere del Consiglio di Amministrazione e del Comitato esecutivo e delle strategie aziendali, sui rapporti con gli organismi istituzionali pubblici, nazionali o sovranazionali, con gli Azionisti e le Associazioni rappresentative nonché sulle relazioni esterne della Società". Sua responsabilità diretta saranno "la gestione delle funzioni concernenti le relazioni esterne, la comunicazione e i rapporti istituzionali di Gruppo".

Cesare Geronzi, appena insediatosi alla guida del Leone, sta già lavorando alla propria personale squadra di collaboratori, che dovrebbe comprendere una figura di spicco come Angelo De Mattia, funzionario della Banca d'Italia di lungo corso, in passato segretario particolare dell'ex governatore Antonio Fazio. A capo della comunicazione dovrebbe andare Luigi Vianello, che seguirà il nuovo presidente da Mediobanca, dove ricopriva il medesimo ruolo.

Confermati anche i nomi dei due amministratori delegati, ognuno con compiti specifici. A Giovanni Perissinotto è stata attribuita la guida e la gestione operativa della Società e del Gruppo sia in Italia che all'estero, mentre a Sergio Balbinot è andata la gestione operativa degli affari assicurativi all'estero e della riassicurazione, sia in Italia che all'estero. Sergio Balbinot avrà anche la responsabilità delle attività tecniche e attuariali, sia in Italia che all'estero.

(da delleconomia.it)

sabato 24 aprile 2010

Cesare Geronzi, presidente di Generali. Sergio Balbinot e Giovanni Perissinotto ad

Cesare Geronzi è il nuovo presidente di Generali.
E' fatta. Adesso la notizia è davvero ufficiale.

Ecco il resto del board:
Vicepresidenti Vincent Bollore', Francesco Gaetano Caltagirone e Alberto Nagel.
Amministratori delegati Sergio Balbinot e Giovanni Perissinotto.

Nel consiglio di amministrazione, che rimarrà in carica per tre anni, Cesare Geronzi, Vincent Bollore', Alberto Nagel, Giovanni Perissinotto, Sergio Balbinot, Ana Botin, Francesco Caltagirone, Diego Della Valle, Leonardo Del Vecchio, Petr Kellner, Angelo Miglietta, Alessandro Pedersoli, Lorenzo Pellicioli, Reinfried Pohl, Paolo Scaroni, Francesco Saverio Vinci con Cesare Calari, Carlo Carraro e Paola Sapienza per la minoranza.

Nel comitato esecutivo il presidente Cesare Geronzi, i tre vice presidenti Vincent Bollore', Francesco Gaetano Caltagirone e Alberto Nagel, gli amministratori delegati Sergio Balbinot e Giovanni Perissinotto, oltre a Leonardo Del Vecchio e Lorenzo Pellicioli.

L'ex presidente Antoine Bernheim è presidente onorario.

lunedì 19 aprile 2010

Generali: grande fermento sulla futura nuova governance

Venerdì 16 aprile, a una settimana all'assemblea del 24 aprile prossimo che rinnoverà il consiglio di amministrazione di Generali, si è riunito un gruppo di grandi soci della compagnia, titolari complessivamente del 10% circa del capitale, per mettere a punto “una linea comune in tema di deleghe, incarichi e poteri da assegnare ai nuovi vertici della compagnia”
In particolare, con la prevista uscita dell'attuale presidente Antoine Bernheim e l'arrivo di Cesare Geronzi a sostituirlo, questi soci chiedono una governance "più chiara e netta", con Geronzi nel ruolo di "chairman" e Giovanni Perissinotto, che ora è uno dei due ad insieme a Sergio Balbinot, come "unico vero e prorio capo azienda forte".
“All'incontro tra soci svoltosi nella mattinata hanno partecipato il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone (che ha circa il 2%), Lorenzo Pellicioli (De Agostini, con il 2,5%), Leonardo Del Vecchio di Luxottica (meno del 2%), il magnate ceco Petr Kellner (2% circa), Roberto Meneguzzo e Angelo Miglietta (questi ultimi due per Ferak e Fondazione Crt, che insieme attraverso Effeti hanno acquistato da UniCredit un 2,26%)”.
“Due di loro, Caltagirone e Pellicioli, hanno poi fatto visita nel pomeriggio all'amministratore delegato di Mediobanca (primo azionista del Leone con quasi il 15%), con il quale si sono intrattenuti per quasi un'ora e mezza per illustrargli le proprie istanze”.
(fonte: notizie.virgilio.it)

martedì 30 marzo 2010

Cesare Geronzi a Generali. Assemblea patto Mediobanca indica Casò e Pagliaro

Renato Pagliaro
Renato Pagliaro
L'assemblea del patto di sindacato di Mediobanca si è riunita oggi prima dell'ultima e definitiva riunione del comitato nomine.

Preso atto dell'orientamento di Cesare Geronzi "di dimettersi contestualmente dalle cariche ricoperte in Mediobanca, inclusa la presidenza del patto di sindacato", qualora venisse eletto presidente di Generali, ha deliberato di indicare Angelo Casò per la carica di presidente del patto di sindacato, oltre che Renato Pagliaro per la presidenza della banca.

venerdì 26 marzo 2010

Cesare Geronzi presidente a Generali, Pagliaro a Mediobanca

Cesare Geronzi presidente delle Generali e Renato Pagliaro presidente di Mediobanca. A quanto apprende l'Adnkronos sono queste le scelte che il comitato nomine di Mediobanca che si riunisce alle 15,30 si troverà sul tavolo. Al termine di una mattina densa di incontri, dunque, l'accordo sembra essere stato raggiunto sui due nomi più accreditati per le poltrone strategiche di Generali e Mediobanca”.
Questa l'ultima notizia, dall'agenzia Adnkronos.

Cesare Geronzi e Alberto Nagel in Mediobanca, oggi comitato nomine

Cesare Geronzi e Generali. Nuovo aggiornamento:
Alle 15,30 si riunirà il Comitato Nomine che dovrà vagliare la lista dei candidati al consiglio di amministrazione delle Generali, in vista dell'assemblea del 24 aprile.
Cesare Geronzi e Alberto Nagel devono incontrarsi, a norma di statuto, prima della riunione, per esaminare la lista da proporre al comitato, che ha sei componenti: oltre a Cesare Geronzi e Alberto Nagel, ne fanno parte i vicepresidenti Dieter Rampl e Marco Tronchetti Provera, il direttore generale Renato Pagliaro e il finanziere bretone Vincent Bollorè, capofila dei soci esteri della banca.
Ieri sera la lista risultava ancora incompleta, poiché, come scritto nell’ultimo post, Cesare Geronzi e Alberto Nagel non si erano ancora confrontati. (fonte Adnkronos)
Ci sentiamo con un altro post più tardi per aggiornamenti.

giovedì 25 marzo 2010

Cesare Geronzi non ha incontrato Nagel: ancora 2 giorni per accordarsi

Cesare Geronzi, il presidente di Mediobanca, ieri era a Roma, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore. Non c'è stato dunque alcun incontro, né contatto, con l'amministratore delegato Alberto Nagel al quale, da statuto, spetta il compito, sentito il presidente, di proporre la lista per il rinnovo del consiglio di Generali, indicando tra l’altro le preferenze per l'assetto di vertice.
“Alla luce di quanto emerso in questi giorni, sembrava essersi delineata una situazione di perfetta parità tra i componenti del comitato nomine (con l'incognita delle reali intenzioni dei soci francesi). Formalmente però nessun nome è stato speso e la situazione, ancora fluida, dovrà necessariamente confluire verso una soluzione condivisa.
Tre comunque sono le ipotesi spese finora dietro le quinte. C'è anzitutto Cesare Geronzi che, pur avendo finora in pubblico negato interesse per l'incarico a Trieste, non avrebbe lasciato cadere le sollecitazioni in tal senso arrivategli da alcuni azionisti. Nei giorni scorsi si era affacciata anche l'idea della "promozione" alla presidenza dell'attuale amministratore delegato della compagnia, Giovanni Perissinotto. Ma è chiaro che se si formalizza una candidatura Cesare Geronzi (che dalla sua nel comitato nomine può contare sull'appoggio di Marco Tronchetti Provera), la soluzione interna non raccoglierebbe l'unanimità. Infine, c'è l'attuale presidente Antoine Bernheim, che nonostante l'età (compirà 86 anni a settembre), non ha ancora rinunciato a sperare nella riconferma, magari per un periodo limitato.
In questo quadro la discriminante rischia di essere la posizione dei soci francesi, in comitato rappresentati da Vincent Bolloré. L'entourage del finanziere bretone nei giorni scorsi accreditava che Bolloré avrebbe difeso fino all'ultimo il suo mentore Bernheim. Ma le dichiarazioni rilasciate martedì a Parigi, in occasione della presentazione dei conti di Havas, sono parse più tiepide. Bollorè, richiamandosi all'obiettivo dell'unanimità, ha osservato che la lista la fa il comitato nomine di Mediobanca, ma le cariche le decide poi il consiglio di Generali. Sembra un'ovvietà, che si sposa però con il messaggio che arriva dall'entourage di Cesare Geronzi”.
Che dire? Ancora un paio di giorni di pazienza …

mercoledì 10 marzo 2010

Cesare Geronzi, Antoine Bernheim o Mario Draghi? Le ultime news su Generali

Le ultime notizie da La Stampa sulla "questione Generali":
"Generali si mantiene in territorio positivo in controntendenza a mercati ancora intonati negativamente: l'azione passa di mano a 17,55 euro con un rialzo dello 0,34 per cento. Durante la seduta di oggi il titolo ha anche toccato un massimo a quota 17,62. Continuano le incertezze sulla presidenza del gruppo in scadenza, la mancanza di un accordo tra gli azionisti sul nome di Cesare Geronzi sembra riproporre, secondo indiscrezioni di stampa, l'attuale presidente Antoine Bernheim. Il quotidiano britannico ha lanciato la candidatura di Mario Draghi al vertice della compagnia assicurativa, di certo l'equilibrio fra azionariato italiano e francese di Generali e della sua maggiore azionista Mediobanca appare sotto pressione".

giovedì 3 dicembre 2009

Cresce il debito di Mariella Burani

Secondo quanto riportato ieri da Il Sole 24 Ore, il debito a breve termine di Mariella Burani Fashion Group è cresciuto di 10,1 milioni rispetto a fine settembre.
L’advisor per la ristrutturazione del debito del gruppo emiliano è Mediobanca, l'istituto bancario di Cesare Geronzi e della questione ho già parlato in diversi post a cui rimando:

lunedì 15 giugno 2009
Burani: Mediobanca, la banca di Cesare Geronzi, advisor per la ristrutturazione, impone l’uscita dal settore gioielli
mercoledì 15 luglio 2009
Mediobanca advisor di Antichi Pellettieri: l'istituto di Cesare Geronzi studia la ristrutturazione
mercoledì 16 settembre 2009
Burani e Mediobanca: la banca di Cesare Geronzi conferma la validità del piano di ristrutturazione

mercoledì 25 novembre 2009

Italpetroli-Unicredit: ecco tutta la storia del debito

Il sito romagiallorossa.com traccia tutta la storia di Italpetroli e Unicredit: una storia iniziata nel 2004 con la Capitalia allora guidata da Cesare Geronzi e non ancora finita dopo 5 anni, l’incorporazione di Capitalia in Unicredit e oltre 320 milioni di euro di debiti in carico ad Italpetroli.

Siccome ne ho tanto parlato, in merito alla vendita dell’AS Roma e del ruolo di Cesare Geronzi nella questione, riassumo tutta la storia:

Nella primavera del 2004, Italpetroli, società di proprietà della famiglia Sensi, ha circa 640 milioni di euro di debiti: Capitalia entra nel gruppo con una quota del 49% e sottoscrive un piano di risanamento che prevede la riduzione del passivo a 225 milioni entro il 31 dicembre 2005, ma alla data in questione i debiti superavano ancora abbondantemente i 400 milioni di euro.
Al novembre del 2007 l'indebitamento di Italpetroli è sceso ancora, a 377 milioni di euro e si decide di sottoscrivere un nuovo piano. Questa volta si devono restituire 130 milioni entro il settembre del 2008, poi la società sarà riorganizzata in tre aree, quella petrolifera, quella immobiliare e quella entertainment che, con scadenze temporali diverse, dovranno rientrare del debito complessivo.

Alla fine del 2007, però, Capitalia si fonde con Unicredit, la quale, nel luglio del 2008, rinuncia all'opzione del 2% che le avrebbe consentito di salire al 51% di Italpetroli e rinegozia un nuovo piano. La prima scadenza è per il dicembre successivo: una prima tranche di rimborso del debito di 150 milioni, che però viene pagata. Unicredit concede una proroga al giugno successivo, ma anche in questo caso non riceve il rimborso pattuito.
Unicredit allora propone la nomina di un supermanager esterno per valutarne la cessione. Anche questa strada non va in porto, allora Unicredit disdetta l'accordo sul rientro del debito e passa alle maniere forti: all'inizio di settembre si dice pronta a pignorare tutti gli asset di Italpetroli, ad eccezione della As Roma, per rientrare nel debito. E fa partire i decreti ingiuntivi presso il Tribunale.
Ad oggi Italpetroli sta ancora tentando di rientrare dall'indebitamento contratto con gli istituti bancari: oltre 400 milioni divisi fra Unicredit (324,9 milioni) e Monte dei Paschi di Siena (circa 80 milioni).

mercoledì 18 novembre 2009

Cesare Geronzi salverà la Roma?

Cesare Geronzi, stando a quanto scrive Alessandro Catalano sulla Gazzetta dello Sport, starebbe studiando un piano per lasciare la Roma a Rossella Sensi, evitando che finisca a Unicredit. Mediobanca infatti, advisor per l’operazione di vendita, ha sondato alcuni istituti bancari stranieri, in particolare mediorientali, per trovarne uno disposto a rilevare una parte dei debiti di Italpetroli verso Unicredit.
Come garanzia del debito, verrebbe data Roma 2000, la società con cui Italpeltroli controlla il club rossonero.
Unicredit, intanto, continua ad attendere da Rossella Sensi il mandato per vendere sugli asset Italpetroli.

giovedì 12 novembre 2009

Mediobanca. L’istituto di Cesare Geronzi è in ripresa

Mediobanca, l’istituto di Cesare Geronzi, ha conseguito nell’ultimo trimestre un utile netto di 200,6 milioni di euro, tornando a vedere il segno più dopo tre trimestri difficili.
Il motore della crescita sembra essere stato l’attività di Corporate and Investment Banking.
In particolare, l’area mercati ha trainato il tutto con ricavi raddoppiati sull’anno a 355 milioni e in aumento del 15% rispetto al trimestre precedente. I proventi del trading nelle Borse, ad esempio, sono saliti da 0,9 a 162 milioni.
(fonte bassitassi.com)

mercoledì 4 novembre 2009

Caltagirone pesa su Generali: Cesare Geronzi riuscirà a sostituire Bernheim?

A settembre Francesco Gaetano Caltagirone ha acquistato nuove quote di Generali (525 mila azioni, pari allo 0,07% del capitale), strategiche, secondo i ben informati, in vista del rinnovo del Cda nel 2010.
Caltagirone incrementando la propria partecipazione, potrebbe infatti guadagnare cosi’ un maggior peso per decidere se ai vertici di Generali rimarrà Antoine Bernheim o se lo sostituirà Cesare Geronzi.
Perché, anche se Cesare Geronzi continua a ribadire di non avere mire su Generali, i giochi sono ancora aperti e molti non danno credito a queste sue dichiarazioni

venerdì 30 ottobre 2009

Cesare Geronzi: "Non ho alcun interesse alla presidenza di Generali"

I giochi sono ancora aperti in merito alla direzione che prenderà la vicenda del rinnovo dei vertici delle Generali quando, nel 2010, Antoine Bernheim, sarà sostituito.
A guidare i giochi delle nomine di questa che è da sempre considerata la partita più complessa e importante della finanza italiana, sarà l’attuale governance di Mediobanca, in quanto prima azionista, con il 15%, di Generali.
Da tempo i media scrivono che il più probabile candidato alla poltrona di Bernheim è proprio Cesare Geronzi, mentre quest’ultimo continua a smentire. Anche durante l'assemblea Mediobanca di mercoledì, Cesare Geronzi ha ribadito: "Non c'e' peggior sordo di chi non vuol sentire: non ho nessun interesse alla presidenza delle Generali, punto e basta".
Eppure, come scrive il Giornale, “non si può escludere che alla fine il passaggio avvenga, anzi molti ci scommettono”.