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martedì 19 giugno 2012

Renato Pagliaro

Renato Pagliaro
Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca
Renato Pagliaro è nato nel 1957 a Milano dove si è laureato nel 1981 presso l’Università Bocconi in Economia Aziendale con la valutazione di 110/100 e lode. Un anno dopo riceve l’idoneità alla professione di Dottore Commercialista e in seguito si iscrive all’Albo dei Dottori Commercialisti di Milano. Nel gennaio del 1993 è iscritto nel Registro dei revisori contabili. Per quanto riguarda le esperienze professionali di Renato Pagliaro:
•    nel settembre 1981 entra in Mediobanca
•    nel 1985 diventa Funzionario
•    nel 1991 diviene Dirigente
•    nel 1997 è Direttore Centrale
•    aprile 2002 ha conquistato il titolo di Vice Direttore Generale
•    aprile 2003 Condirettore Generale-Segretario del Consiglio di Amministrazione
•    dall’ottobre 2008 al maggio 2010 gli è affidata la carica di Direttore Generale
•    da luglio 2007 a ottobre 2008 ricopre l’incarico di Presidente del Consiglio di Gestione
•    da ottobre 2008 ottiene il posto di Consigliere di Amministrazione
•    dal maggio 2010 è Presidente del CDA
Renato Pagliaro è anche Consigliere di Amministrazione di alcune importanti società quotate come Telecom Italia S.p.A. e Pirelli & C. S.p.A. , nonché sindaco effettivo dell’Istituto Europeo di Oncologia S.r.l.

giovedì 31 maggio 2012

Indagine Mediobanca-Unioncamere: le medie imprese resistono alla crisi?

Alberto Nagel e Renato Pagliaro
Alberto Nagel e Renato Pagliaro
Mediobanca, l’istituto guidato da Alberto Nagel e Renato Pagliaro, insieme a Unioncamere, ha presentato a Parma l’indagine sulle medie imprese industriali del nord est.
Secondo la ricerca, le medie imprese, proprio grazie alla loro peculiare struttura organizzativa e produttiva, resistono alla crisi e si confermano la punta di diamante del made in Italy all’estero

Su questa pagina del sito dell’Ufficio Studi è disponibile il download dello studio: http://www.mbres.it/it/publications/italian-medium-sized-enterprises

lunedì 30 aprile 2012

Mediobanca

Mediobanca nasce nell’immediato dopoguerra, per conto della Banca Commerciale Italiana (oggi Intesa San Paolo) insieme a Credito Italia (adesso UniCredit) a cui si associa poi il Banco di Roma (poi Capitalia, fusa nel 2007 in UniCredit), per "soddisfare le esigenze a media scadenza delle imprese produttrici" e per stabilire un "rapporto diretto fra il mercato del risparmio e il fabbisogno finanziario per il riassetto produttivo delle imprese".
Nel 1973 l'attività viene estesa alle operazioni di finanziamento con scadenza fino a 20 anni. Sin dalla sua nascita l’istituto sostiene i principali gruppi industriali italiani e insieme a Spafid, gestioni fiduciarie (1948), Compass, credito al consumo (1951) e Selma, ora SelmaBipiemme Leasing, nel leasing (1970) è stato tra i primi ad entrare nel settore parabancario.
Il 1956 è l’anno della sua entrata in Borsa.
Negli anni ’70 il portafoglio di partecipazioni di Mediobanca include Generali (4.5%), Fiat (2.5%), Montedison (2.5%), Olivetti (5%), Pirelli&C (3.3%) e Fondiaria Vita (10%).
Nel gennaio 1988 viene creato un nuovo assetto azionario volto a stabilire l’equilibrio tra soci pubblici e privati, mantenendone però l’indipendenza gestionale. In tale ambito, le tre banche fondatrici riducono il loro possesso dal 57% al 25% del capitale; una quota viene rilevata da un gruppo di imprese private che, raggiungendo una partecipazione equivalente a quella delle tre banche, stipulano con le stesse un sindacato di blocco; la restante quota viene collocata sul mercato nel novembre 1988.
Due anni più tardi nasce Mediobanca International, per operare sul mercato internazionale dei capitali, e nel 1992 è resa operativa Micos, ora CheBanca, per il settore dei finanziamenti immobiliari.
Alberto Nagel e renato Pagliaro, ad e Presidente di Mediobanca
Alberto Nagel e renato Pagliaro, ad e Presidente di Mediobanca
Agli inizi del nuovo millennio si privatizzano Banca di Roma, BNL, Telecom Italia ed Enel e i lavori sono coordinati da Mediobanca. Nel frattempo si amplia il suo portafoglio di partecipazioni (la quota in Assicurazioni Generali viene incrementata sino al 12,5%). Nell'aprile 2000 Banca Commerciale Italiana, cede la sua partecipazione ad altri membri del sindacato di blocco. Nel luglio 2000 viene costituita Duemme, in "joint venture" con Mediolanum, per operare nel "private banking" di fascia alta; la società, denominata poi Banca Esperia, diviene operativa nel luglio 2001. A dicembre 2004 invece, Mediobanca raggiunge il totale controllo di Compagnie Monégasque de Banque (CMB), banca leader nel private banking nel principato di Monaco. Viene creata, in seguito, una succursale a Parigi (luglio 2004) mentre nel 2006 viene aperto l’ufficio di brokeraggio a New York seguito, l’anno dopo, dall’apertura delle filiali di Madrid e Francoforte. A fine 2007 anche UniCredit cede  le azioni che deteneva. L’istituto acquisisce poi Linea dal Banco Popolare e della Banca Popolare di Vicenza. Nel 2008 diventa operativa la sede di Londra, focalizzata sulle attività di capital markets.
Oggi Mediobanca è guidata da Renato Pagliaro, Alberto Nagel e Francesco Saverio Vinci, gruppo direttivo eletto nel 2003.

domenica 19 febbraio 2012

Mediobanca chiude in utile il semestre luglio-dicembre

Mediobanca, l'istituto bancario guidato da Alberto Nagel, Renato Pagliaro e Francesco Saverio Vinci, chiude in utile il semestre luglio-dicembre.
Per il consenso degli analisti l'utile netto sarà di 7 milioni.
I dati dei primi sei mesi dell'esercizio 2011-12, che verranno approvati dall'esecutivo, dal cda e dal patto di sindacato dei soci mercoledì prossimo, potrebbero addirittura essere migliori delle previsioni.
Le maggiori soddisfazioni arrivano dall'estero e dal credito al consumo, confermando la bontà della diversificazione. Mentre il focus resta anche puntato sulla riduzione dei costi.
Questo è quanto riporta oggi il Giornale.

venerdì 20 gennaio 2012

Mediobanca torna in cabina di regia con Renato Pagliaro e Alberto Nagel

Alberto Nagel
Alberto Nagel
È il momento dei tecnici: a Roma il Governo dei professori, a Mediobanca il governo dei banker. Mediobanca è tornata a essere uno snodo centrale nel riassetto del capitalismo nostrano: è particolare che, per merito o eredità, nel susseguirsi di operazioni destinate a modificare la geografia della finanza italiana, negli ultimi tempi si sia sempre ritrovata a centro campo.
La terza generazione manageriale guidata dal presidente Renato Pagliaro e dall'ad Alberto Nagel ha dato però un'impronta nuova alla regia delle operazioni dell'istituto. Sotto l'egida di Enrico Cuccia, il ruolo di cassa di compensazione del capitalismo nostrano si era riflesso nella complessa ragnatela di partecipazioni incrociate che tutt'oggi in parte resiste. Nella stagione di Cesare Geronzi, l'expertise professionale della banca aveva dovuto in qualche modo fare i conti con il capitalismo di relazioni di cui l'ex presidente era gran maestro.
Il passato è passato, ma l'eredità va gestita. La partita aperta del momento – quella di FonSai – era iniziata con Mediobanca sotto scacco. Titolare di un'esposizione da oltre 1 miliardo nei confronti della compagnia – frutto di un prestito senior concesso nel 2003 dall'allora ad Vincenzo Maranghi – l'istituto era stato relegato allo scomodo ruolo di spettatore al tentativo di riassetto centrato sull'ingresso di Groupama nella holding Premafin. La sorprendente evoluzione della vicenda, dopo l'approdo alla direzione generale di FonSai di Piergiorgio Peluso (proveniente da UniCredit, ma con un trascorso nel team di Mediobanca), ha visto invece Mediobanca nel ruolo di pivot con una soluzione assicurativa – l'aggregazione con Unipol – che, per materializzarsi, ha comunque dovuto districarsi tra i vincoli del contesto. Chiaro che per la compagnia delle coop rosse puntare direttamente su FonSai, ignorando Premafin, avrebbe consentito un minor dispendio di energie e di quattrini. Ma senza passare dal salvataggio della holding dei Ligresti, l'operazione non si sarebbe mai concretizzata, visto che UniCredit, azionista obbligato di FonSai con il 6,6% rilevato con l'ultimo aumento di capitale, è esposta consistentemente anche sulla filiera non quotata a monte.
Anche su Edison era iniziata male. Qui si risale indietro di un decennio, ai tempi in cui la scalata Fiat-Edf a Montedison aveva sottratto all'istituto una provincia rilevante dell'impero. Mediobanca era poi rientrata in gioco, con tutt'altro ruolo che quello del "padrone", in appoggio alla cordata italiana che ha tentato il condominio con i francesi nell'attività dell'energia sulla quale si era rifocalizzato il gruppo di Foro Buonaparte. Il compromesso sulla spartizione di Edison tra Edf e le municipalizzate capeggiate da A2A non porta però la firma di Mediobanca, che si è limitata a sottoscrivere la soluzione condotta in porto da Corrado Passera, già in veste di ministro dello Sviluppo economico.
C'è poi il capitolo delle ricapitalizzazioni del credito. Mediobanca si è assunta rischi da capogiro garantendo l'infornata di aumenti di Ubi, Banco Popolare, Mps, Bpm, fino ad arrivare a UniCredit, dove il suo pro-quota, col cappello di co-global coordinator, è di 750 milioni tondi. Ma dove l'intervento dei "tecnici" di Mediobanca è stato davvero di rottura è nella messa in sicurezza della Popolare di Milano, che non avrebbe potuto raccogliere 800 milioni sul mercato senza una svolta nella governance, posta come pregiudiziale dall'istituto guidato da Alberto Nagel per garantire il 30% dell'inoptato. Così, concordando i passi con la Banca d'Italia, si è arrivati al sistema duale e alla consegna delle leve operative a Piero Montani, un manager che proprio Mediobanca anni fa aveva sponsorizzato per l'operazione di risanamento della Popolare di Novara sfociata nelle nozze con la Verona. Anche in Mps è approdato, fresco di nomina, un manager in ottimi rapporti con la premiata ditta, Fabrizio Viola (ex Bper ed ex Bpm). Mediobanca - che ha curato l'ultima ricapitalizzazione da 2,15 miliardi del Monte, ha partecipato al finanziamento da 600 milioni per consentire alla Fondazione di seguire l'aumento e ancor prima aveva confezionato l'operazione dei bond Freshes – probabilmente avrà un ruolo anche nella ristrutturazione della banca tesa a evitare l'ulteriore maxi-aumento suggerito dall'Eba che polverizzerebbe il controllo dell'Ente.
Dalla finanza alla governance, il confine qualche volta è labile. Dall'aggiustamento soft su Telecom con la presidenza esecutiva affidata a Franco Bernabè, a quello clamoroso su Generali sfociato nelle dimissioni di Geronzi. Prossimo test Rcs (che in primavera rinnova il board), dove già la Mediobanca della terza generazione si è fatta promotrice del riassetto che riconsegnato centralità, anche rispetto al patto, al cda della holding, con l'abolizione del consiglio della Quotidiani in formato grandi soci.
(da Il Sole 24 Ore)

domenica 30 ottobre 2011

Mediobanca tiene testa alla crisi: utili per 57 milioni

Alberto Nagel, ad di Mediobanca
Alberto Nagel, ad di Mediobanca
Mediobanca sembra anzi fiduciosa che il momento possa essere propizio per muoversi ed esorta così l'importante partecipata Telecom Italia a fare acquisizioni. «La valorizzazione va fatta per via ordinaria, ma anche straordinaria - dice al riguardo il numero uno di Mediobanca Alberto Nagel -. È un tema importante, condiviso da tutti i soci Telco, ma va rimesso all'ad di Telecom e non prioritariamente ai soci». Sulla partita per l'elezione del rappresentante delle minoranze alla fine non incide il recente tema del collegamento tra i due soci della banca, Cariverona e Unicredit: anche senza il voto di Verona risulta comunque eletto il candidato portato dalle fondazioni, il presidente Carisbo Fabio Roversi Monaco, che vince il testa a testa con il candidato dei fondi, l'economista Francesco Giavazzi. Assogestioni si deve accontentare così di piazzare il suo candidato Natale Freddi alla presidenza del collegio sindacale. Dal Cda appena insediato, per lo più in riconferma di quello uscente, oltre all'intera conferma dell'assetto di vertice emerge anche il nuovo comitato nomine, l'organismo della banca che decide sui vertici delle partecipazioni strategiche: Generali, Telecom e Rcs MediaGroup. Per la prima volta, con il cambio di governance deciso a luglio e approvato con il nuovo statuto varato dall'assemblea, l'organismo non risulta più espressione delle tre anime del patto (banche, soci industriali ed esteri), ma ai tre nomi interni (Renato Pagliaro, Alberto Nagel e Francesco Saverio Vinci) si affiancheranno due indipendenti: Angelo Casò (presidente del patto) ed Elisabetta Magistretti. Tornando ai risultati, nel primo trimestre dell'esercizio 2011-2012 Mediobanca ha registrato utili per 57 milioni e in flessione del 55% rispetto allo scorso anno. Soffrono invece gli indicatori dipendenti dal mercato, i proventi da negoziazione passano da 79,7 milioni a un dato negativo per 12 milioni. L'istituto opera un'ulteriore rettifica su titoli di Stato greci per 44,5 milioni, che allinea il valore al 50% del nominale.
(da Il Tempo di ieri)

martedì 30 marzo 2010

Cesare Geronzi a Generali. Assemblea patto Mediobanca indica Casò e Pagliaro

Renato Pagliaro
Renato Pagliaro
L'assemblea del patto di sindacato di Mediobanca si è riunita oggi prima dell'ultima e definitiva riunione del comitato nomine.

Preso atto dell'orientamento di Cesare Geronzi "di dimettersi contestualmente dalle cariche ricoperte in Mediobanca, inclusa la presidenza del patto di sindacato", qualora venisse eletto presidente di Generali, ha deliberato di indicare Angelo Casò per la carica di presidente del patto di sindacato, oltre che Renato Pagliaro per la presidenza della banca.

venerdì 26 marzo 2010

Cesare Geronzi presidente a Generali, Pagliaro a Mediobanca

Cesare Geronzi presidente delle Generali e Renato Pagliaro presidente di Mediobanca. A quanto apprende l'Adnkronos sono queste le scelte che il comitato nomine di Mediobanca che si riunisce alle 15,30 si troverà sul tavolo. Al termine di una mattina densa di incontri, dunque, l'accordo sembra essere stato raggiunto sui due nomi più accreditati per le poltrone strategiche di Generali e Mediobanca”.
Questa l'ultima notizia, dall'agenzia Adnkronos.

Cesare Geronzi e Alberto Nagel in Mediobanca, oggi comitato nomine

Cesare Geronzi e Generali. Nuovo aggiornamento:
Alle 15,30 si riunirà il Comitato Nomine che dovrà vagliare la lista dei candidati al consiglio di amministrazione delle Generali, in vista dell'assemblea del 24 aprile.
Cesare Geronzi e Alberto Nagel devono incontrarsi, a norma di statuto, prima della riunione, per esaminare la lista da proporre al comitato, che ha sei componenti: oltre a Cesare Geronzi e Alberto Nagel, ne fanno parte i vicepresidenti Dieter Rampl e Marco Tronchetti Provera, il direttore generale Renato Pagliaro e il finanziere bretone Vincent Bollorè, capofila dei soci esteri della banca.
Ieri sera la lista risultava ancora incompleta, poiché, come scritto nell’ultimo post, Cesare Geronzi e Alberto Nagel non si erano ancora confrontati. (fonte Adnkronos)
Ci sentiamo con un altro post più tardi per aggiornamenti.

giovedì 22 ottobre 2009

Ipotesi per il post-Cesare Geronzi

Ma se Cesare Geronzi, come si sta sentendo ultimamente da più fonti, diventasse davvero il presidente di Generali, chi ne prenderebbe il posto alla Presidenza di Mediobanca?

Il problema è delicato, perché Mediobanca è partecipata dai gruppi più importanti dell’industria e della finanza italiana con una presenza influente e attiva di azionisti stranieri.
La decisione sarà degli azionisti, ma, dato il ruolo di Mediobanca nell’economia nazionale, conterà anche il parere del Governo.

Secondo il giudizio del Giornale, all’interno del gruppo sarebbe vista con favore l’ascesa alla presidenza di Alberto Nagel e la conseguente promozione al suo posto di amministratore delegato del direttore generale Renato Pagliaro.

Più interessante per il Governo l’ipotesi di vedere alla presidenza di Mediobanca Vittorio Grilli, il direttore generale del Tesoro, il cui ruolo al ministero forse adesso sta perdendo un po’ di peso per la crescita del capo di gabinetto, Vincenzo Fortunato, sicuramente la persona più ascoltata da Giulio Tremonti.

giovedì 11 giugno 2009

Bollorè e Mediobanca: nessuna uscita dal patto del gruppo di Cesare Geronzi

"Il patto Mediobanca scade in inverno, quindi inizieremo a riunirci a partire da settembre. Ma credo che non ci saranno problemi di sorta per rinnovarlo: mi sembra che nessuno abbia intenzione di ritirarsi, penso che resteranno tutti".
E' quanto ha dichiarato Vincent Bolloré, socio del gruppo di Cesare Geronzi con il 5%.

"Il rinnovo del patto non è affatto scontato, specie dopo le tensioni - legate alla crisi finanziaria - che hanno coinvolto il primo azionista Unicredit. Ma Bolloré, socio e consigliere di Piazzetta Cuccia, sembra allontanare il rischio di qualunque sorpresa: «C’è una grande unanimità tra gli azionisti e sulla governance della banca». Mediobanca «è straordinaria. In un periodo difficile, ottiene risultati operativi ottimi, risente solo del valore dei titoli del suo portafoglio, come Generali, ma con la ripresa della Borsa questo fattore sparirà e l’utile aumenterà in modo importante». In particolare Bolloré ha rilevato come lo sviluppo di CheBanca! sia «molto favorevole». Pieno apprezzamento per i vertici della banca: «Alberto Nagel è una persona di grande talento e l’equipe Geronzi-Nagel-Pagliaro è ottima». Nessuna riunione in Piazzetta Cuccia in vista, comunque: «Prima di settembre è tutto calmo».
E Bolloré ha parlato anche dell’altra importante scadenza in agenda nel 2010: il rinnovo del vertice delle Generali - di cui Mediobanca è il primo socio - con il presidente Antoine Bernheim in scadenza. Ebbene: «Spetta al consiglio di Generali decidere quello che deve essere fatto. Io sono solo consigliere e azionista di Mediobanca. Bernheim è un presidente eccellente e dietro di lui c’è un’équipe che ha mostrato la propria competenza, visto che oggi le Generali sono tra i leader mondiali, considerando che i grandi concorrenti, come Allianz o Axa, vanno meno bene», ha peraltro sottolineato Bolloré. Ieri Bernheim ha ribadito la sua intenzione di non ricandidarsi, aggiungendo comunque che sarebbe felice se gli venisse chiesto di restare.
Sul suo gruppo, Bolloré ha detto che «dovrebbe avere un esercizio 2009 migliore del 2008», sia pure con un fatturato in calo. L’occasione era infatti l’assemblea degli azionisti della società che raggruppa le attività industriali del gruppo francese".
(Il Giornale)