mercoledì 24 giugno 2009

La crisi Lettone continua

Pare plausibile e anzi imminente il rischio di una crisi sul modello asiatico per l'Est europeo, a partire dai problemi della Lettonia (vd post del 9 giugno).
Riporto le parole di Mauro Bottarelli su Il sussidiario:

"L'ondata è arrivata e a poco a poco farà sentire tutta la sua forza, a meno che il Fondo Monetario non decida di comune accordo con la Commissione Ue di mettere ulteriormente mano al portafogli visto che la rata di maggio del prestito-ponte accordato al paese baltico ad inizio anno non è servita a migliore i conti. Anzi. Il lat, la moneta lettone, è legata all'euro da un rapporto di oscillazione da -1 a +1 per cento ma sono i conti in generale ad essere fuori controllo, con esposizioni del 140 % rispetto alle riserve.
Insomma, l'unica è svalutare del 30 % il lat ma a Riga non vogliono sentire nemmeno parlare di questa ipotesi poiché i contraccolpi sociali sarebbero a dir poco devastanti: tagli dei salari netti per tutti i dipendenti pubblici, licenziamenti di massa nel settore dell'istruzione e un potenziale rischio di destabilizzazione. Il problema è che le ipotesi sul tappeto sono due e due soltanto: o il Fmi paga - e non sembra intenzionato a farlo, almeno per ora - o si svaluta, altrimenti il rischio di domino verso le altre repubbliche baltiche e verso paesi come Ungheria e Repubblica Ceca è pressoché certo.
Non è un caso che ieri la Svezia abbia richiesto e ottenuto un prestito d'emergenza dalla Bce di 3 miliardi di euro per tamponare la crisi lettone vista l'alta esposizione delle banche svedesi verso la repubblica baltica: chiesto e ottenuto in poche ore, suona come una situazione che non ammette ritardi. Ora che l'ha detto anche Roubini, magari, qualcuno comincerà a credere che il rischio è reale."

Nessun commento:

Posta un commento