giovedì 14 giugno 2012

Salvatore Sardo: L'effetto pensioni cambia i modelli gestionali delle aziende

Salvatore Sardo,  Chief Corporate Operations Officer dell'Eni , spiega sul Il Sole 24 ore come "l'effetto pensioni cambia i modelli gestionali delle aziende"
Salvatore Sardo
Salvatore Sardo

La riforma del sistema pensionistico varata dal Governo Monti avrà effetti non solo sulla società e sull'economia del nostro Paese, ma anche sui modelli di gestione del capitale umano nelle aziende. Un incremento medio di 6-7 anni della permanenza nel mercato del lavoro comporta la necessità di nuovi strumenti per le aziende, in modo da garantire innovazione e crescita.
Questa sfida non giunge inattesa. I cambiamenti demografici soprattutto in Europa stanno modificando le caratteristiche del mercato del lavoro e la crisi globale di questi anni non fa che accelerare la ricerca di un nuovo punto di equilibrio tra sostenibilità del modello economico - sociale e produttività. Secondo i dati internazionali, l'Europa perderà costantemente popolazione di qui al 2020, passando da 731 milioni a 722 milioni di persone. Entro il 2050 potremmo aver perso il 24% della forza lavoro nell'Ue.
Ritengo che il modo in cui Eni sta affrontando questa transizione possa rappresentare un utile spunto di riflessione, non solo per gli addetti ai lavori. Le nostre simulazioni interne stimano, sulla base delle nuove regole pensionistiche, un innalzamento dell'età media delle risorse umane di circa cinque anni nel 2022, con oltre un terzo dei dipendenti sopra i 55 anni e una riduzione del 3% delle risorse al di sotto dei 30 anni. Ciò significa, in termini concreti, due cose: una possibile riduzione del turnover in ingresso e un aumento della vita lavorativa del nostro personale.
Come in tutte le transizioni, anche in questo caso ci sono rischi da evitare e opportunità da cogliere. Si tratta di riprogettare il modello organizzativo del lavoro e di gestione del capitale umano facendo leva sui principali punti di forza. Tra tutti, quello della valorizzazione degli intangibile assets è il più rilevante: il patrimonio di capacità, esperienza, relazioni potrà rimanere più a lungo a disposizione delle aziende ed essere l'oggetto di un sapiente trasferimento di competenze alle nuove generazioni.
È evidente, però, che per garantire un assetto equilibrato del lavoro e delle capacità bisognerà agire sull'organizzazione. Innanzitutto promuovendo una maggiore flessibilità interna e disegnando nuovi ruoli per arricchire le opportunità per chi già da tempo lavora in azienda. Il ricorso a formule contrattuali più innovative e flessibili potrà garantire maggior dinamismo, modellando l'impiego sulla base dell'esperienza acquisita nel tempo, dei bisogni e delle caratteristiche del singolo lavoratore.
In secondo luogo occorrerà rivisitare la “curva” della progressione di carriera. I più giovani dovranno non sentire i traguardi professionali come eccessivamente lontani e le risorse senior non dovranno vedere sterilizzato il supplemento di permanenza in azienda prima della pensione. Oggi, in buona parte dei modelli aziendali, i passaggi principali della crescita professionale sono concentrati nella prima parte di vita in azienda.
La curva dovrà essere più morbida e tenere in considerazione le capacità e le competenze di ciascuno.
Fin qui le leve su cui stiamo già operando. Ma la vera risorsa su cui punteremo saranno soprattutto le donne e gli uomini che contribuiscono al successo di eni e di qualsiasi altra azienda. Un cambiamento come quello che stiamo affrontando richiede due ingredienti: risorse sempre più qualificate, alle quali è nostro dovere garantire una formazione continua, e una forte responsabilizzazione dei ruoli dirigenziali e di vertice. A loro spetta soprattutto il compito di affermare una cultura della competenza, della collaborazione e della capacità di rinnovarsi.
Sullo sfondo rimane il tema di un mercato del lavoro che cambia rapidamente in Italia come nel resto d'Europa, anche in conseguenza di quella curva demografica ormai discendente di cui ho parlato. Nel caso italiano, interventi sugli ammortizzatori sociali e sulla leva fiscale potrebbero rendere l'impatto economico delle riforme meno traumatico e più vicino a quel “patto tra generazioni” che, nelle aziende come nella società, è necessario per evitare traumi o conflitti che farebbero male a tutti, giovani e meno giovani. E da cui, alla fine, usciremmo tutti sconfitti."

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