mercoledì 23 gennaio 2013

Esodi incentivati, boom in banca

Il Sole 24 Ore inquadra la situazione del mondo del credito. Di seguito quanto riportato dal giornale.

MILANO - Difficile capire quanto possa durare ancora questa crisi. Difficile, soprattutto, capire quali conseguenze possa ancora produrre sul tessuto economico nazionale. Un dilemma che molti bancari italiani si devono essere posti seriamente in questi giorni, almeno a giudicare dai primi numeri che emergono da due dei principali piani di ristrutturazione varati nel mondo del credito, vale a dire quelli di Bpm e Ubi. In entrambi i casi, emerge la costante di una «corsa all'esodo» da parte dei lavoratori, contro ogni previsione da parte delle stesse aziende. Sono 916, contro le 650 previste dall'azienda, le domande volontarie di uscita presentate dai lavoratori di Ubi Banca in questi giorni. Il 41% in più rispetto a quanto preventivato. L'accordo del 29 novembre, che reca la firma dei sindacati Dircredito, Fabi, Fiba, Ugl, Uilca, Sinfub (unico non firmataria è stata Fisac) prevede uscite solo su base volontaria e incentivata per i prossimi 5 anni (dal 2013 al 2017), di cui una parte attraverso il pensionamento, e l'altra attraverso l'accesso al Fondo esuberi (è l'ammortizzatore sociale della categoria dei bancari), con un assegno di sostegno al reddito pari all'85% dell'ultima retribuzione netta mensile percepita dal lavoratore. L'intesa prevede anche la possibilità di ridurre o sospendere volontariamente l'orario di lavoro, opportunità incentivata dalla possibilità di recuperare il 60% del salario, nelle ore non lavorate, con ricorso al Fondo esuberi. Anche quest'ultima opportunità ha riscosso un massiccio numero di adesioni tra i lavoratori: l'hanno richiesta 3.887 dipendenti per un totale di 375mila giornate richieste, contro le 220mila preventivate dall'accordo sindacale. «Le massicce adesioni dei lavoratori al piano d'esodo dimostrano che questo accordo è stato sottoscritto nell'esclusivo interesse dei dipendenti del gruppo Ubi» ha spiegato il coordinatore Fabi per il gruppo, Paolo Citterio. «L'intesa – ha proseguito il sindacalista – ha permesso di salvaguardare la contrattazione aziendale e di applicare misure di solidarietà solo dietro incentivo economico e su base volontaria».
Anche in Bpm i primi numeri fanno riflettere. Secondo fonti vicine all'azienda le richieste di esodo incentivato legate all'accordo del 6 dicembre (in questo caso a non firmare è stato solo Dircredito), realizzato con l'obiettivo aziendale di ridurre il costo del lavoro di circa 70 milioni, sono circa un centinaio in più rispetto alle 700 stimate.

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