venerdì 26 giugno 2009

Gli USA, la crisi e il settore dell’auto

"Obama ha bellamente calpestato i diritti dei creditori privati e dei fondi di Chrysler obbligando quasi manu militari a cedere il marchio a Fiat. [...] Giova ricordare, ora che i giornali festeggiando trionfante Marchionne come nuovo ad dell'ex colosso di Detroit, i due punti interrogativi che restano inevasi.
Primo, con gli anni il gigante di Detroit aveva praticamente smesso di preoccuparsi di produrre automobili perché si era trasformato nel più grande detentore di obbligazioni come fondo pensione e sanitario, qualcosa come 200 miliardi di dollari alla fine dello scorso anno: insomma, porta sempre aperta per le esorbitanti richieste salariali dei sindacati, produzione desueta e scadente ma leva di leverage sul mercato health&pension da banca d’affari. Bush prima e Obama poi hanno provato a tamponare ma ora la procedura fallimentare dettata dal chapter 11 brucerà quei fondi dei contribuenti, i quali si trasformeranno in creditori qualsiasi da aggiungersi alla fila: chi dovrà rispondere alle lamentele di quella fila una volta compiuta la fusione, secondo voi? Obama non potrà sempre dettare le sentenze ai propri tribunali e continuare a scontentare - o derubare, forse è il termine migliore - creditori e fondi.
Secondo: dall’operazione Fiat acquisirà la rete di distributori di Chrysler per entrare nel mercato americano. Bugia, almeno in parte e questo spiegherebbe l’immediato attivismo tedesco di Marchionne che fiutata la fregatura targata Obama stava cercando l’opzione aggregative Opel sperando nei fondi statali tedeschi. Soltanto nel mese di aprile sono stati chiusi quarantacinque concessionari Chrysler e nelle prossime settimane questo numero è destinato a salire esponenzialmente per un semplice dettaglio che nessuno sembra aver notato: l’essere terminata in amministrazione controllata sotto il chapter 11 consente a Chrysler, in virtù dell’obbligo di riduzione di costi e spese, di tagliare a dismisura tra i concessionari senza incorrere nella legge Usa sulla franchigia.
Dicevamo in maggio che in totale l’azienda ha 3150 dealers ma ne metterà sul mercato, entro pochi mesi, fino a 1500. Ci sbagliavano noi questa volta, saranno oltre 1800. Questo significa meno presenza sul territorio, vendita a prezzo di saldo per necessità di liquidi e quindi l’assalto dei concorrenti pronti a cannibalizzare e ulteriore disaffezione visto che in un regime di libera offerta se il concessionario della mia auto era a quindici minuti e ora, in virtù delle chiusure, il più vicino è a quarantacinque minuti quando non un’ora, cambio modello e punto oltre che sulla qualità e la convenienza anche sulla capillarità del servizio di assistenza. D'altronde Obama ha
giustamente altro a cui pensare.
Il fatto che nel giorno in cui dieci banche si sono dichiarate pronte a ripagare quanto ottenuto attraverso il programma Tarp il Dow Jones abbia chiuso in negativo martedì sera e aperto in positivo dello 0,2% ieri la dice lunga su quanto il mercato si fidi del reale stato di salute di quegli istituti e della reale serietà degli stress test messi in atto: lo ripetiamo, il 99% delle banche americane è insolvente."

(Mauro Bottarelli su Il sussidiario)

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