martedì 30 giugno 2009

Quando gli aumenti di capitale danneggiano i risparmiatori

Abbiamo parlato nel post del 26 giugno di come diverse società quotate abbiano deciso di avviare degli aumenti di capitale.
Queste operazioni, per quanto corette, danneggiano gli azionisti generici, non di controllo o collegati. Vediamo come.

Gli aumenti di capitale sono, per legge, offerti a tutti i soci. Quindi, se l’operazione è conveniente per il socio di maggioranza, lo dovrebbe essere anche per il piccolo investitore al quale sono offerti i diritti di opzione.

Ma... c’è un ma.
Gli amministratori di società quotate e le banche hanno introdotto la “diluizione” del capitale, ovvero una riduzione virtuale del capitale per mezzo di un aumento consistente. Si tratta di un’operazione configurata come un aumento del capitale contabile, ma il cui risultato tecnico è la riduzione (e persino il quasi azzeramento) del valore patrimoniale esistente pre-aumento.

Come funziona?
Gianfranco D’Atri, in un articolo su Ilsussidiario, fa un esempio molto chiarificatore:

“Supponiamo di deliberare un aumento di capitale, poniamo per un controvalore di 100 milioni di euro, ovvero un importo che consente al socio di maggioranza di mantenere il controllo senza dissanguarsi. Sulla base delle quotazioni correnti, poniamo 1 euro, si potrebbero emettere 100 milioni di azioni a 1 euro per incamerare l’importo desiderato: in tal caso, il possessore ante aumento di un’azione, se decidesse di non sottoscrivere, manterrebbe l’azione con il valore di circa un euro (salvo migliore o peggior andamento borsistico).

Ma se decidiamo di emettere, per lo stesso importo di 100 milioni di euro, un numero elevato di azioni, poniamo 2 miliardi? In tal caso ogni nuova azione dovrà avere un prezzo di emissione di soli 5 centesimi. Tecnicamente è corretto: varia il rapporto di assegnazione (20 nuove azioni per ogni singola azione detenuta, anziché 1 ogni 1). Ma cosa succede invece se, ad esempio, uno dei tanti buoi del parco decide di non sottoscrivere? Allora, la sua vecchia azione, comprata pre-aumento a oltre 1 euro, rimarrà ovviamente unica e sola, simile in tutto e per tutto alle nuove acquisite a 5 centesimi: il suo valore in borsa crollerà drasticamente.”

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