Secondo il Governatore Mario Draghi, la fase di progressivo peggioramento della congiuntura economica dovrebbe essersi fermata e l’attività produttiva dovrebbe tornare a crescere nel corso del 2010. La crisi, però, lascerà in eredità un elevato debito pubblico. Draghi parte dalla constatazione che la recessione in atto sia la più grave del dopoguerra: bisognerà attendere il 2013 per vedere il prodotto interno lordo tornare ai livelli del 2007.
Proprio per questo sono necessarie riforme che riescano ad alimentare la crescita. Riforme che, fino a questo momento, non sono arrivate dal Governo italiano.
Draghi, presente durante le audizioni sul Documento di programmazione economica (Dpef) alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha fatto notare che, anzi, vi è stata una forte riduzione delle entrate tributarie e questo potrebbe anche essere frutto di una ripresa dell’evasione fiscale.
Non ha parole dolci nemmeno per lo scudo fiscale che, teoricamente, potrebbe contribuire a mobilitare risorse per la ripresa, ma la versione italiana di questo provvedimento si differenzia da quelli analoghi adottati all’estero: ad esempio per l’anonimato che è garantito solo da noi. Se le previsioni sono corrette, la crisi è quindi quasi finita. Ma le prospettive davanti a noi sono altrettanto complesse e non è detto che la luce in fondo al tunnel si avvicini molto presto.
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